Omicidio-suicidio a Milano, l'ultima chiamata alla madre: ho fatto una cavolata

Il caso del detenuto evaso dal carcere di Bollate

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Napoli.  

Avrebbe pianificato di uccidere prima Chamila Wijesuriya, la barista 50enne dell'hotel Berna di Milano, e poi il collega Hani Nasr, che si è difeso ed è sopravvissuto, Emanuele De Maria, il detenuto evaso da Bollate che si è ammazzato ieri gettandosi dal Duomo. È l'ipotesi del pm di Milano Francesco De Tommasi nell'inchiesta sulla tragedia in cui la donna è morta, accoltellata alla gola. Il pubblico ministero ha disposto le autopsie anche per accertare se l'uomo avesse assunto sostanze stupefacenti.

La telefonata alla madre

Sta di fatto che De Maria, alle 17 di venerdì chiama la madre e dice: “Ho fatto una cavolata, perdonami”, dice al telefono. Pochi minuti dopo, sparisce nel nulla. E sabato mattina, alle 6.20, riappare in via Napo Torriani. Appostato con un coltello, aggredisce un altro collega dell’hotel, accusandolo di essersi intromesso nel rapporto con Chamila.

Il caso finisce all'attenzione del Ministero

Ora il caso di Emanuele De Maria e del suo permesso di lavorare all'esterno del carcere è al vaglio del ministero della Giustizia. Ma il suo avvocato sostiene: “De Maria meritava il permesso di lavorare fuori visto l'ottimo percorso che aveva fatto all'interno del carcere. La sua posizione era stata valutata dall'area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano - ha aggiunto Tropea - Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole".