Emergenza resistenza agli antibiotici. Cosa fa la Campania...

Sarà la prima causa di morte nel mondo. Italia a rischio. La situazione nella nostra regione.

Nel nostro Paese e nella nostra regione l'abuso di antibiotici potrà avere conseguenze gravissime, per germi resistenti a ogni cura. Attivati protocolli in tutti gli ospedali. E non solo...

C'è anche una sanità che funziona in Campania. Quella che si occupa di arginare una delle più gravi emergenze mondiali: la lotta alla resistenza antibiotica. Emergenza mondiale, ma che può essere affrontata solo partendo da azioni locali.

Qualche numero per chi ancora ignorasse il problema (che è molto preoccupante). In Europa oltre quattro milioni di persone vengono colpite ogni anno da infezioni batteriche ospedaliere. 25mila persone muoiono per infezioni causate da germi resistenti a ogni tipo di antibiotico. Le infezioni correlate colpiscono invece 284mila pazienti, provocando tra 4mila e 500 e 7mila decessi l'anno.

Le stime per il 2050 sono impressionanti: le infezioni batteriche saranno responsabili della morte di 10 milioni di persone l'anno. Superando di gran lunga i decessi causati da tumori (8,2), diabete (1,5) e incidenti stradali (1,2).

La questione ci riguarda molto da vicino. E per un motivo semplice: l'Italia è il primo paese europeo per utilizzo di antibiotici in ambito umano e il terzo per uso sugli animali negli allevamenti intensivi (fonte Ema).

Questo abuso di antibiotici – secondo i dati diffusi dall'Istituto superiore di Sanità – ha una conseguenza facilmente immaginabile: nel nostro Paese il livello di resistenza all'antibiotico è tra i più elevati in Europa con una percentuale di pazienti infetti che si avvicina al 10 per cento ogni anno. E non è tutto. Sempre secondo l'Iss, in Italia, ogni dodici mesi, si verificano quasi 700mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi). Il 30 per cento di questa infezioni sono potenzialmente prevenibili (135-210 mila) e rappresentano direttamente causa del decesso nell’1per cento dei casi (1350-2100 decessi prevenibili in un anno).

Come risponde la Campania a questa emergenza?

Per ora bene. Sono state messe avviate alcune linee di indirizzo per i programmi di Antimicrobial Stewardship e per l’attivazione locale di protocolli di terapia antibiotica.

Decisioni che sono state prese con celerità anche alla luce di una serie importante di criticità: la mancanza dell’infettivologo in molti ospedali. La disseminazione protocolli e l’implementazione protocolli locali. La mancanza di protocolli di infection control. L’elevato consumo di antibiotici sul territorio (tra i più alti in Italia e quindi in Europa).

Queste attività rientrano nel Piano Nazionale per il Contrasto all’AntibioticoResistenza (Pncar), valido per il triennio 2017-2020, che rappresenta la strategia per far fronte all’aumento dell’antibiotico-resistenza e della diffusione di microrganismi resistenti agli antibiotici. Il piano prevede un coordinamento nazionale, obiettivi specifici e azioni programmate, che devono essere recepite dalle singole regioni.

Per far fronte all'emergenza è stato formato un team multidisciplinare nel quale sarà rappresentata ciascuna area clinico-assistenziale e diagnostica (infettivologi o altri clinici esperti di terapia antimicrobica, microbiologi, farmacisti, medici ed infermieri con esperienza in infection control).

Negli ospedali sarà limitato l’utilizzo dei carbapenemi, ricorrendo a terapie alternative che consentano di preservare l’utilizzo mirato degli stessi carbapenemi, con il supporto del referto microbiologico.

Dovrà poi essere contenuto l’uso inappropriato di Fluorochinoloni e di Cefalosporine, poiché il loro consumo negli ultimi anni in Campania è tra i più alti d’Europa. Saranno infine favoriti i percorsi di diagnosi rapida, utilizzando anche gli esami point of care per la diagnosi rapida di: faringite streptococcica (test su tampone faringeo), polmonite ed infezioni invasive da pneumococco (test rapido  su urine), polmonite da legionella (test rapido su urine), influenza (test su tampone nasale).

Ci saranno poi campagne di informazione che coinvolgono utenti, medici di medicina generale, farmacisti, ordini dei Medici. E formazione gratuita per medici, farmacisti, biologi a partire dal prossimo ottobre.

Per il professor Giovanni Battista Gaeta, ordinario e direttore Uoc Malattie Infettive dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, «dopo la stesura delle linee guida, è iniziato il processo di “disseminazione” delle informazioni. Stiamo ad esempio lavorando alacremente per mettere a disposizione dal prossimo autunno una Fad gratuita, della durata di un anno, rivolta ai medici sul territorio, ai medici ospedalieri, ai farmacisti e ai microbiologi. Il processo di condivisione di informazioni, è fondamentale, ed è il primo step di una catena di eventi che prevedrà anche il coinvolgimento dei medici sul territorio, dei farmacisti, e non per ultimo un’opera di sensibilizzazione delle persone. È fondamentale sottolineare che spesso sono i pazienti stessi che premono per la terapia antibiotica, o che recuperano gli antibiotici rimasti a disposizione da precedenti terapie, utilizzandoli quindi in maniera impropria e favorendo in tal maniera l’aumento delle resistenze. Per dare un’idea del problema: in Campania abbiamo il 40 per cento di streptococcho pneumoniae resistente ai più comuni antibiotici come i macrolidi. Invece i chinolonici risultano spesso inefficaci perché i Coli che circolano sul territorio hanno una resistenza nel 40-50 per cento dei casi».