Spiragli positivi per la coltivazione del castagneto da frutto

Una vittoria di Confagricoltura in Campania

spiragli positivi per la coltivazione del castagneto da frutto

Confagricoltura Campania: “La coltivazione del castagneto da frutto liberata dalle compensazioni ambientali, una vittoria di Confagricoltura”

La trasformazione del bosco di castagno in castagneto da frutto non sarà più oggetto di interventi
compensativi a carico del castanicoltore che potrà così intervenire senza oneri aggiuntivi per tutelare la propria produzione, sempre più spesso attaccata da avversità fungine e da insetti fitofagi, come il Cinipide galligeno del Castagno.

E’ quanto contenuto – tra l’altro – nel decreto attuativo del Ministero alle Politiche agricole del 7 ottobre 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 256/2020, con cui si è provveduto alla “Adozione delle linee
guida relative alla definizione dei criteri minimi nazionali per l'esonero dagli interventi compensativi
conseguenti alla trasformazione del bosco”. Si è giunti alla definizione delle linee guida dopo un percorso
condiviso al Tavolo della Filiera Foresta-Legno, a cui ha partecipato anche Confagricoltura, formulando
puntuali osservazioni al testo normativo in gestazione.

Il decreto - informa Confagricoltura Campania - vieta gli interventi di trasformazione del bosco, autorizzando esclusivamente quelli che non determinino un danno ambientale (vincolo boschivo) e che siano stati preventivamente autorizzati (prevedendo una compensazione forestale). Viene indicata però una casistica in cui si esclude l’obbligo della compensazione.

“In particolare viene accolta la richiesta di Confagricoltura Campania di esonerare dalle compensazioni
quelle volte alla conversione di boschi di castagno in castagneti da frutto, con l’obbligo di ritorno alla
destinazione originaria nel caso in cui cessi l’attività di coltura castanicola prima che siano decorsi almeno
dieci anni dall’inizio delle attività stesse – spiega il presidente di Confagricoltura Campania, Fabrizio
Marzano.

Ed è un provvedimento importante per la Campania, dove la coltivazione del castagno è diffusa in circa 50 comuni, estesa su quasi 160mila ettari e con un potenziale produttivo di circa 251mila quintali annui. Tale potenziale è ancora oggi lontano dall’essere raggiunto a causa dei problemi di natura fitosanitaria che affliggono i castagneti campani. E che possono essere risolti solo con una gestione a frutteto del castagneto.