Orge del pastore evangelico: schiave sessuali per paura di Dio

Irpinia. Indagine choc della procura. Più di 10 anni di abusi continui. Coinvolte anche 3 bambine.

L'episodio in Irpinia. Indaga la procura di Napoli. Ascoltate le sei vittime. «Fate sesso con me, in nome di Dio».

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Violenze sessuali subite «in nome di Dio». Minacce di «morti e sciagure terribili» se non avessero acconsentito a ogni suo desiderio. Una bambina che sfilava in mutandine su un tavolo per compiacerlo davanti ad altre donne che osservavano la scena in religioso silenzio. E' stata la madre della ragazzina a raccontarlo ai carabinieri. Una testimonianza che si è aggiunta a quella di altre donne che avrebbero subito le stesse violenze da parte del pastore della chiesa evangelica libera, che le aveva convinte di avere poteri soprannaturali e taumaturgici. L'85enne è indagato per violenza sessuale e riduzione in schiavitù. Avrebbe “assoggettato alla sua supremazia” per oltre vent'anni diverse vittime, molte minorenni, sfruttando il ruolo di leader religioso in un comune altirpino (non lo indicheremo per tutelare la privacy delle vittime).

Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori l'indagato avrebbe imposto un regolamento molto rigido alle sue fedeli. Era vietato «guardare la televisione perché oggetto del demonio» o «studiare e lavorare», prerogativa dei soli maschi. Erano poi «obbligate a portare gonne» e a «non avere rapporti con persone estranee alla comunità evangelica».

Le violenze sessuali sono state ripercorse da sei donne che hanno dato il via all'indagine, condotta dalla procura napoletana perché l'induzione in schiavitù è un reato di competenza distrettuale.

Deposizioni ricche di particolari, dettagli morbosi, situazioni sconcertanti. Una 45enne descrive di aver subito in silenzio le violenze per dodici anni. Si era convertita alla religione evangelica dopo aver sposato il marito, un uomo molto devoto. Avrebbe acconsentito alle richieste del capo spirituale perché «se non avesse assecondato le sue volontà avrebbe peccato». La donna ha deciso di denunciare tutto quando il pastore avrebbe rivolto le sue attenzioni verso la figlia allora minorenne. La ragazza ha raccontato ai carabinieri di essere stata «palpata» dall'indagato quando aveva tredici anni. E di aver visto come le «fedeli più pie mettessero a disposizione del pastore la loro abitazione per poter soddisfare le sue richieste sessuali».

Spesso – secondo il racconto delle vittime – erano proprio le donne, già oggetto delle violenze, a spingere le proprie figlie tra le braccia dell'uomo. Come chiarito nella testimonianza resa da quella che all'epoca dei fatti era solo una quindicenne. Ha raccontato che era stata la madre ad accompagnarla dall'indagato. Il pastore avrebbe sostenuto di essere «l'angelo», prima di costringerla ad avere rapporti sessuali non protetti con lei, causandole il papilloma.

Dai racconti delle vittime emerge come in diverse occasioni gli incontri a sfondo erotico avrebbero coinvolto più donne insieme. Nelle denunce si fa riferimento anche a richieste di denaro fatte dai parenti dell'indagato alle vittime, in cambio della promessa di non incorrere nella «dannazione eterna».

Dopo le denunce delle donne, rappresentate dagli avvocati Danilo Iacobacci e Felice Raimondi, gli investigatori hanno eseguito i primi accertamenti. Il piemme – non convinto dagli elementi raccolti - aveva avanzato una richiesta di archiviazione per il reato di riduzione in schiavitù, rigettata dal giudice per le indagini preliminari Dario Gallo. Il magistrato   ritiene la vicenda «meritevole di verifica dibattimentale». E così ha disposto l’imputazione coatta: presto dovrebbe perciò arrivare la richiesta di rinvio a giudizio. Intanto nelle tre udienze dinanzi al gip l’indagato ha sempre respinto ogni accusa e affiancato dal suo difensore di fiducia, l'avvocatessa Giovanna Perna, ha messo in risalto quelle che ritiene vistose contraddizioni nel racconto delle vittime.