«Hanno provato ad ammazzarmi investendomi con l'auto»

Il racconto del testimone durante il processo a quello che poteva diventare il futuro suocero.

Atripalda.  

 

di Andrea Fantucchio 

Tutto era nato per una relazione troncata, in seguito a una denuncia per stalking (che non aveva avuto seguito), poco dopo che lei era rimasta incinta, un figlio non riconosciuto aveva innescato la reazione del padre della compagna: l'uomo ha provato ad ammazzare quello che poteva diventare il futuro genero, investendolo con la complicità del figlio. Questa è la sintesi della deposizione resa da un 36enne di Atripalda, parte offesa in un processo per tentato omicidio e minacce aggravate. Questa mattina la vittima è stata ascoltata in aula davanti ai giudici Luigi Buono, Giulio Argenio e Lorenzo Corona. E ha confermato, in larga parte, quanto dichiarato ai carabinieri quel febbraio del 2016.

«Mi trovavo nei pressi di un tabacchino quando mi ha affiancato una Panda con a bordo il padre della mia compagna di allora e suo figlio. Mi ha minacciato urlando, “'O padre non to facimmo fa a qualsiasi costo, ti uccidiamo, taggia taglià a capo”. Ero scappato via in uno spiazzale, nei pressi di una officina meccanica. E lì hanno provato a investirmi più volte accelerando e frenando. Poi, il padre della mia compagna, è sceso minaccioso verso di me, ma un mio amico è intervenuto fermandolo».

Quell'amico, ascoltato questa mattina, ha confermato: «Io e altre persone avevamo visto quell'auto che voleva investire un uomo che conoscevo bene. Così sono poi intervenuto fermando la lite». Poi erano arrivati i carabinieri. La vittima, difeso dall'avvocato Nicola D'Archi, aveva denunciato padre e figlio, un 55enne e un 25enne di Atripalda, rappresentati dal legale Raffaele Tecce.