Zecchino in Procura: Chiarita origine di gran parte dei libri

Testi antichi, l'ex ministro interrogato su sua richiesta dal Pm

Ariano Irpino.  

Un'ora e mezza. E' durato tanto l'interrogatorio chiesto dall'ex ministro Ortensio Zecchino, indagato per ricettazione e riciclaggio in relazione ad alcuni libri antichi sequestrati ad Ariano Irpino dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico e culturale di Roma.

Accompagnato dall'avvocato Vincenzo Regardi, che ha depositato una memoria difensiva, Zecchino è arrivato alle 10 in punto in Procura, dove era atteso dal sostituto Marilia Capitanio, titolare dell'inchiesta.

Un lasso di tempo, quello trascorso al cospetto del Pm, che ha impiegato per “precisare – ha detto all'uscita – alcune circostanze”. Ad iniziare “dall'assenza sui testi sequestrati di qualsiasi timbro della biblioteca Mancini, che credo non abbia neanche i registri di carico”.

L'attenzione è stata puntata, poi, - ha aggiunto- “sulla distinzione tra la mia biblioteca e quella del Centro europeo di studi normanni”, di cui è presidente, ospitata nella sua abitazione.

“Tutta questa vicenda – ha concluso – è nata dalla scelta di offrire i miei testi alla consultazione pubblica, ma ho offerto elementi chiari, che ritengo inconfutabili, sulla provenienza certa della gran parte dei volumi, che non è quella della 'Mancini'”.

Come si ricorderà, erano stati ventisette i testi antichi portati via a metà aprile dai militari al termine di una perquisizione ordinata dalla dottoressa Capitanio, ma il sequestro era stato annullato dal Riesame. Una decisione alla quale era seguito il 30 aprile un decreto dello stesso Pm, impugnato dall'avvocato Regardi dinanzi ad un diverso collegio del Tribunale, che aveva dissequestrato solo uno dei ventitre volumi: per altri tre la stessa sorte era stata stabilita in precedenza dal Pm.

L'ipotesi di ricettazione a carico di Zecchino fa riferimento alla provenienza dei testi che, secondo gli inquirenti, presentano “elementi di compatibilità e corrispondenza” con alcuni dei libri scomparsi nel 2015 dalla biblioteca comunale Mancini. Otto, di quelli caduti in sequestro, sono stati dichiarati rubati.

L'altra contestazione è invece relativa ad una presunta cancellazione, che sarebbe stata operata sulla copertina di un volume non caduto però in sequestro, della frase che ne indicava l'origine: in particolare, un convento, uno dei tanti che, una volta chiusi, hanno arricchito nel tempo con i loro libri il patrimonio della 'Mancini'.