Rubinaccio resta in carcere, ma cade l'accusa di furto

Ieri la decisione del Riesame

Quindici.  

Confermato il carcere per Cesare Rubinaccio, coordinatore di Irpiniambiente per la sede di Quindici, arrestato il 26 giugno scorso dalla squadra Mobile di Avellino per possesso di armi illegali.

Il tribunale del Riesame ha confermato la misura per l’uomo, mentre ha accolto la richiesta dell’avvocato Raffaele Bizzarro per le accuse di furto e peculato, cadute completamente grazie anche a una questione tecnica che riguarda l’utilizzo delle intercettazioni. L’annullamento costituisce un atto importante per il prosieguo delle indagini e che poteva avere risvolti anche sul lavoro. Il Riesame ha dunque notevolmente ridimensionato l’intera vicenda, ora occorrerà del tempo per formulare le richieste di libertà.

Intanto l’azienda Irpiniambiente tiene a far sapere che "che i reati contestati e le susseguenti misure restrittive non sono connaturate alla sua specifica funzione e/o all’attività lavorativa all’interno dell’azienda.

Proprio nelle ultime ore, come da voi riportato, gli inquirenti hanno anche stralciato la posizione del Rubinaccio relativamente all’ipotesi dei reati di furto di gasolio e peculato.

Pertanto, la società non comprende le motivazioni nel presentare con estrema evidenza (in particolare nei titoli degli articoli e dei servizi) il legame tra il dipendente, i reati ad esso contestati e Irpiniambiente.

Pur essendo il dipendente Rubinaccio, dipendente della società e responsabile della sede di Quindici, qualità che certamente non può essere sottaciuta,  nel rispetto del diritto di cronaca, non appare invece congruente, l’estrema evidenza di una stretta correlazione tra Rubinaccio e la società, almeno per le vicende che lo riguardano nella fattispecie".