Aggressioni da parte di detenuti psichiatrici in carcere ad Ariano: è allarme

Il caso finisce sul tavolo del ministro della giustizia Marta Cartabia

aggressioni da parte di detenuti psichiatrici in carcere ad ariano e allarme

La denuncia dettagliata del segretario generale Osapp Leo Beneduci

Ariano Irpino.  

L'Osapp, l'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria denuncia in una lettera urgente: "i recenti gravi episodi verificatisi presso la casa circondariale di Ariano Irpino per responsabilità di detenuti affetti da gravi sindromi di natura psichiatrica, a fronte di una costante penuria di personale sanitario specializzato in psichiatria per le quali a nulla sarebbero valse le richieste inoltrate presso la direzione generale Asl di Avellino di integrazione ed incremento del suddetto personale.

"Addirittura l’Asl competente anche in materia di tutela della salute in carcere - scrive il segretario generale Leo Beneduci - avrebbe riscontrato le menzionate richieste sostenendo che per quanto di loro competenza l’assistenza viene garantita attraverso visite specialistiche esterne, non avendo a disposizione medici psichiatri a sufficienza da inviare presso il penitenziario di Ariano Irpino e, come troppo spesso accade oramai nelle carceri, lasciando oneri e conseguenze del caso per la gestione degli indicati detenuti con problemi psichiatrici, del tutto a carico del personale in servizio presso la sede indicata ed in particolare del
personale di polizia penitenziaria organicamente inadeguato e del tutto privo delle necessarie conoscenze professionali.

Tradotto in pratica, infatti, l’onere maggiore con i relativi rischi di esposizione ad aggressioni e conseguente a danno dell’incolumità personale, continua ad averli la polizia penitenziaria, la quale per nulla formata ad affrontare tali casi e certamente non tenuta a farlo, lavora costantemente in un contesto operativo delicatissimo.

In tal senso, non a caso le ultime recenti aggressioni avvenute ad opera di un detenuto con i problemi dianzi richiamati possono ripetersi in qualsiasi momento, in quanto ed anche tale soggetto di fatto ingestibile senza la debita attenzione sanitaria continua a permanere all’interno del carcere di Ariano Irpino, anziché trovare giusta collocazione in idonee strutture quali potrebbero essere le Rems!

Si rammenta, infatti che il malato psichiatrico non può essere curato con discontinuità ed in maniera sporadica ma solo attraverso una costante azione sanitaria, laddove il ricorso a visite lampo in strutture esterne espone le scorte operanti a notevoli rischi, nel contempo ponendo un serio problema per la tenuta dell’ordine e la sicurezza pubblica che difficilmente a fronte di esplosioni di ira di tali soggetti, immersi in contesti quali sono le strutture di cura esterne, potrebbe essere garantita.

In ordine a quanto sopra e valutato il riscontro, non certo favorevole e lusinghiero, fornito dall’Asl competente che attraverso la relazione fornita in risposta all’amministrazione penitenziaria locale,
parrebbe non in grado di garantire ulteriori necessarie e costanti cure ai detenuti che si trovano in tali condizioni patologiche, si chiede di voler intervenire celermente, anche disponendo il trasferimento di tali soggetti nell’ambito di circuiti detentivi appropriati, pena quelle conseguenze che non si vuole neanche citare e che comunque conseguirebbero al mancato esercizio delle debite responsabilità nell’ambito delle amministrazioni penitenziaria e sanitaria coinvolte."

Fin qui la nota integrale che è stata indirizzata al capo del Dap Carlo Renoldi, al direttore generale del personale e delle risorse Massimo Parisi, al provveditore regionale della amministrazione penitenziaria Lucia Castellano, al ministro della giustizia Marta Cartabia, al sottosegretario di stato per la giustizia Francesco Paolo Sisto, al vice capo del Dap Roberto Tartaglia, al segretario Regionale Osapp Vincenzo Palmieri, al segretario provinciale Osapp Ettore Sommariva, al direttore della casa circondariale Pasquale Campanello di Ariano Irpino Maria Rosaria Casaburo, al direttore del servizio relazioni sindacali Ida Del Grosso.