Alcol, droga e rapine: Avellino e l'"isola felice" che non c'è mai stata

La brutale rapina di Atripalda ripropone il tema delle pericolose infiltrazioni della malavita

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Forse sarà meglio chiamare in causa direttamente il Ministro Matteo Piantedosi. Prima che sia troppo tardi

Avellino.  

La storiella dell'"isola felice" e della provincia che "tutto sommato è tranquilla" non regge più. Certo negli ultimi giorni ci ha provato anche l'abile avvocato penalista Gaetano Aufiero, di cui tutti abbiamo una stima incondizionata, a tranquillizzarci ipotizzando in un'aula del tribunale che in fondo ad Avellino "la camorra non esiste". Lui ha tutte le ragioni per portare avanti la sua tesi e sarà il tribunale a giudicare se i suoi assistiti – oggi alla sbarra - vanno annoverati tra le fila di un clan di camorra o se si tratta di semplici delinquenti che volevano ritagliarsi un ruolo e che cercavano di spadroneggiare per far valere la "legge del più forte".

Non si possono chiudere gli occhi, invece, di fronte alla brutale rapina nelle villette di Atripalda o all'insensato dilagare di alcol e droga nei luoghi di ritrovo dei giovani, della cosiddetta movida. E' davvero fuorviante continuare a pensare che non bisogna allarmarsi più di tanto, che in fondo si tratta di criminali che vengono da fuori provincia. No, sono giustificazioni che non merita questa comunità. Le istituzioni devono avere uno scatto d'orgoglio.

Perché quelle famiglie che hanno vissuto un incubo ad Atripalda, sono le nostre famiglie. Allora, forse sarà meglio chiamare in causa direttamente il Ministro Matteo Piantedosi. Prima che sia troppo tardi.

Caro Ministro, torni anche per questi episodi di violenza, non solo per le doverose e belle celebrazioni vissute a Montevergine, torni davvero in una città che non è più quella che ha lasciato negli anni Ottanta, dove ormai la media borghesia pensa a lucrare fittando locali a cifre da capogiro a negozi in mano a improbabili avventurieri (c'è forse l'ombra del riciclaggio?), dove i clan Mallardo e Contini (non più i Cava e i Graziano delle lupare dei tempi andati) hanno rilevato bar, ristoranti, immobili e stazioni di carburante, e dove si consente a imprenditori senza scrupoli di continuare a infischiarsene delle norme urbanistiche solo per fare "l'affare" (ma poi a chi venderanno questi locali extra lusso? Bah), che andrà solo a discapito dei giovani di questa città, ancora una volta costretti a salire su un pullman per lasciarsi alle spalle affetti e speranze.