Aste Ok, la difesa di Formisano prende le distanza dai Galdieri

Si torna in aula il prossimo 17 aprile

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

"Il mio assistito Gianluca Formisano è un imprenditore apprezzato non ha fatto mai parte del clan". In più di quattro ore di discussione, l'avvocato Carlo Taormina, ha messo in evidenza che il suo assistito, imprenditore di Serino "non si è particolarmente interessato al mondo delle aste e non ha mai aderito a questo presunto patto criminale, teso a condizionare le procedure esecutive del tribunale di Avellino. In tutta questa vicenda giudiziaria è presente in una sola asta giudiziaria. Questo è un elemento ineludibile".

La tesi dell'avvocato Carlo Taormina, difensore di Gianluca Formisano

L'avvocato Taormina ha messo in evidenza un'intercettazione avvenuta nel 2019 e dalla quale si evince che "Barone riferisce ad Aprile di andare da Livia Forte affermando che loro, (Barone e Formisano) non volevano partecipare all'asta. Armando Aprile riferisce tutto a Livia Forte dichiarando: “Si sono tirati indietro”. Livia Forte andò in escandescenze. In un’altra intercettazione tra Formisano e Barone si evince che Formisano voleva incontrare la Forte, al quale ribadisce di non voler più partecipare alle aste. Formisano, in seguito, riferì ad Aprile quanto emerso nell’incontro con Livia Forte". Ad avviso del legale, quanto sostenuto dal Pm nel corso della sua arringa, circa la posizione di Formisano come soggetto interessato alle aste sarebbe smentita da questa intercettazione che costituisce la prova che l'imprenditore serinese e l'avvocato Antonio Barone non avevano intenzione alcuna di partecipare alle aste. Taormina: "Le aste immobiliari erano sotto la gestione di Nicola Galdieri. Formisano non faceva parte di nessun patto. L’unica asta a cui Barone e Formisano hanno partecipato era quella di Solofra. Tutte le altre oggetto d’indagine non hanno mai interessato il mio assistito. Formisano entra in pista, se così si può dire, grazie alla Cerullo, nel maggio/giugno 2018. Nel 2019, poi, la Cerullo si mette in testa di fare aste anche ad Avellino e, come al solito, la “gallina dalle uova d’oro” è Gianluca Formisano. Il mio assistito, però, resta non interessato alle aggiudicazioni immobiliari, caso mai è interessato alle loro ristrutturazioni. Tutte le iniziative partite nel 2018 e proseguite in seguito, hanno rappresentato uno scompiglio". Inoltre l'avvocato Taormina in merito all'unica asta alla quale - a suo dire - avrebbe partecipato Formisano ha affermato nel corso della sua lunga discussione che non vi fu turbativa. L'avvocato Taormina ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito. 

La tesi dell'avvocato Benedetto De Maio, difensore di Antonio Flammia

Ad avviso del legale De Maio, mentre "secondo l'accusa la colpevolezza del suo assistito è da rinvenire nelle parole di un'esecutata in realtà questa testimonianza è poco credibile poichè interessata all'asta in questione. Dunque il vaglio sull'attendibiità della stessa da parte del tribunale deve essere particolarmente rigoroso. Un'asta ha continuato l'avvocato De Maio nel corso della quale al momento del pignoramento immobiliare gli esecutati avevano già versato 20mila euro sull'immobile che aveva un valore di circa 600mila euro. Un immobile che risultava in parte abusivo a causa di alcuni lavori realizzati dalla proprietaria". Ad avviso del legale De Maio "Flammia era veramente interessato all’immobile. Lui ha resistito alle iniziative dell’esecutata, che ha proposto reclamo, era anche rimasta nell’immobile senza alcun titolo. Il problema era che Flammia, quella casa, la voleva veramente. Le dichiarazioni dell’esecutata stridono con la certezza che era lei stessa a chiedere i nomi delle persone interessate. Lei è stata l’unica ad allontanare un partecipante. Ha impedito sostanzialmente il normale corso degli eventi. La maggiorazione dell’offerta è stata impedita. Non dimentichiamo, poi, tutte le bugie che sono state raccontate. Io voglio evidenziare la sfrontatezza dell’esecutata quando chiede il risarcimento dei danni pari a 680mila euro. Questa donna non pagava la casa, c’è rimasta vent’anni senza dare soldi a nessuno, e poi chiede 680mila per il risarcimento del danno. Ma quale danno?”. L’avvocato De Maio conclude la sua discussione chiedendo l’assoluzione per il suo assistito perché il fatto non sussiste.