Insulti e sberle a bimbi del nido. La marcia con Rotondi

Il Movimento dei Sudisti organizza la marcia contro i maltrattamenti, ci sarà l'onorevole

Avellino.  

Il Movimento dei Sudisti Italiani intende organizzare una marcia in segno di protesta per il maltrattamento e gli insulti razzisti, da parte della maestra dell’asilo nido di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, nei confronti dei bambini che frequentano la Scuola dell'Infanzia, a cui prenderà parte l'Onorevole Gianfranco Rotondi. Chiesta la partecipazione anche a Mara Carfagna e Francesca Pascale. La protesta ha lo scopo di evidenziare il crescente dilagare del razzismo che non risparmia neanche i bambini negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia.  Un grido di protesta parte dal Movimento dei Sudisti per raggiungere il cuore delle Istituzioni, dello Stato e di tutti i cittadini per  mobilitarli contro la violenza del razzismo con azioni incisive.  No al razzismo, no alla violenza, no alla follia di chi umilia i bambini, di chi umilia l’appartenenza e le origini a territori diversi dai propri. Nuove leggi contro la xenofobia e la violenza! "Gli episodi dolorosi  ed esecrabili  della donna picchiata a Forlì – dichiara  l'ufficio stampa del Movimento Sudisti - tartassata anche moralmente con i termini “terrona",  “puzzolente” e  “mafiosa”,della ragazza  foggiana  a  Malvaglio, in provincia di Milano, alla quale  una signora ha negato l’affitto della propria casa perché meridionale, nonché ciò che è accaduto  a Cocquio  Trevisano , in provincia i Varese , nei confronti dei bambini , da parte di una  maestra d'asilo,  la quale li  maltrattava  urlando  loro   “sei proprio un terrone”, “guardati, fai schifo” sono evidenti  segnali del fatto  che nel nostro Paese esistono  ancora pregiudizi  razziali,  odio e discriminazione nei confronti dei meridionali.

Sarebbe riduttivistico definire tali episodi come frutti del campanilismo: si tratta, a nostro avviso, di odio razzistico da parte dei settentrionali nei confronti dei meridionali, come accadeva negli anni sessanta.  Tale forma di odio sembrava essere stata superata, forse per l’avvento del fenomeno dell’immigrazione legata al processo di globalizzazione  C’è da chiedersi perché si è ritornati indietro. Riteniamo che alcune persone,  facilmente influenzabili, siano state contagiate dai titoli degli articoli di alcune testate giornaliste, le quali, pertanto, sono responsabili di aver fomentato la discriminazione razziale nei confronti dei cosiddetti “terroni”. Il termine “terrone” è spregiativo, non si tratta assolutamente di un aggettivo simpatico e scherzoso che rimanda alla terra. La responsabilità civile e penale di chi utilizza tali termini è, senza alcun dubbio, di rilevante portata, in quanto si incita all'odio sociale. Non può essere definito giornalismo, ma propaganda razziale, scrivere pagine di disprezzo nei confronti di singole persone, di gruppi e di nazioni. Non può passare inosservato chi strumentalizza la propria attività giornalistica ponendola al servizio di chi diffonde odio e violenza.  E' ora di dare un taglio netto a tale modo di procedere nel campo della comunicazione ed è ora che le Istituzioni preposte, anche mediante l’intervento del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, pongano fine a qualsiasi forma di razzismo, mediante l’applicazione inderogabile delle leggi che lo prescrivono severamente. È immorale e deve essere punito chi fa del giornalismo un’arma propagandistica della violenza razzistica, che fomenta la guerra civile".