Giovani sequestrati e torturati a Benevento: episodio preoccupante

Il coordinamento provinciale dell'associazione Libera "Non possiamo essere indifferenti"

giovani sequestrati e torturati a benevento episodio preoccupante
Benevento.  

“Siamo profondamente preoccupati per i raccapriccianti episodi di violenza che hanno caratterizzato la puntuale attività della Procura della Repubblica e dell’arma dei Carabinieri. Quanto accaduto è un segnale preoccupante, di una criminalità senza scrupoli che sta aumentando sempre di più il livello di efferatezza”.
Così il Coordinamento Provinciale di Libera Benevento interviene sul caso dei giovani sequestrati, picchiati e torturati.

Non possiamo essere indifferenti o considerare quanto accaduto solo episodio di cronaca fine a se stesso e che non debba minimamente interrogarci.
Occorre assolutamente alzare il livello di attenzione perché fatti incresciosi come questo sono indicativi che nel nostro contesto di città/provincia cosiddetta "tranquilla" i nostri ragazzi, anche giovanissimi, possono essere esposti a gravi pericoli.
Ancora una volta lo gridiamo ad alta voce: “non siamo un’isola felice e tranquilla”. Il nostro territorio necessita di occhi obiettivi, che valutano le situazioni per quelle che sono, senza esasperazione ma nel contempo evitare le sottovalutazioni.

Nascondere la polvere sotto il tappeto non è sinonimo di responsabilità. Non è la prima volta che ci troviamo difronte a fenomeni pericolosi senza precedenti. Non dimentichiamo che solo alcuni mesi fa ci fu un tentato omicidio sempre nel Rione Libertà. Anche in tale circostanza il puntuale intervento della Procura della Repubblica disinnescò quella che definimmo una bomba ad orologeria.

La bellezza del nostro territorio va difesa a denti stretti, fortunatamente parliamo di difesa e non di liberazione come purtroppo avviene per altre zone della nostra regione. Ma ciò richiede una coralità istituzionale e del mondo educativo, laico e cattolico. Lo ribadiamo con fermezza, in un periodo di grande mobilitazione educativa che stiamo vivendo in questi mesi sul territorio in preparazione della giornata del 21 Marzo- Giornata Nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.

Incontri con le scolaresche, il coinvolgimento del mondo dell’arte, delle parrocchie, animazione di momenti sociali nei territori, presentazione di libri, momenti diocesani di spiritualità.
Tante le tematiche che stiamo provando a mettere al centro del dibattito con il protagonismo dei giovani: memoria, riutilizzo sociale dei beni confiscati, droga, disagio giovanile, caporalato, corruzione, malaffare, ecomafie, gioco d’azzardo.

Il tutto lo stiamo rendendo possibile grazie al coinvolgimento di tante scuole, associazioni ed organizzazioni. Ma non basta. Dobbiamo fare di più! Dobbiamo tutti sforzarci di trovare il modo giusto di coltivare la cultura della conoscenza e della consapevolezza. Quanto accaduto sono veri e propri atti di violenza da condannare, non sono solo manifestazioni di forza e potere.

I ragazzi vanno aiutati a decodificare il male ma nel contempo applicare anche una pedagogia delle conseguenze dei comportamenti che generano povertà, non solo economica, nelle loro vite e nella società intera.
Non derubrichiamo quanto accaduto solo come un regolamento di conti “tra loro”. Sarebbe un grave errore di superficialità che un giorno potrebbe diventare complicità per non essere stati vigili.

Inoltre quanto accaduto ci dimostra ancora una volta l’importanza del costante presidio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine.
Se non ci fosse stato il posto di blocco da pare della pattuglia dei carabinieri forse questa storia probabilmente non sarebbe stata scoperta o denunciata.
Ma adesso che è stata scoperta è un ulteriore pezzo di un puzzle che abbiamo il dovere di comporre per guardare la realtà dei fatti, che richiedono adeguate risposte, ognuno con le proprie competenze ma in una corale responsabilità”.