Tentato omicidio Azzurro, da Silva scarcerato dopo 18 mesi

Il 38enne ai domiciliari, dove seguirà un piano terapeutico curato dallo psichiatra Santucci

Benevento.  

Ha lasciato il carcere dopo un anno e mezzo. Ora è ai domiciliari nella sua abitazione, dove il giudice Loredana Camerlengo ha disposto che resti Paulo Francisco da Silva (avvocato Antonio Bruno Romano), 38 anni, origini brasiliane, residente a Benevento, accusato di tentato omicidio, rapina e sequestro di persona ai danni di Roberto Azzurro (nella foto), il 54enne attore napoletano che era stato ricoverato al Rummo in prognosi riservata dopo essere stato accoltellato alla gola ed all'addome nella tarda serata del 4 agosto del 2017.

La decisione di attenuare la misura cautelare ha incrociato le richieste della difesa, avanzate sulla scorta di un piano terapeutico preparato dallo psichiatra Francesco Santucci, che ha avuto modo di osservare il comportamento dell'uomo durante la detenzione nella struttura di contrada Capodimonte, dove opera. Per da Silva in programma incontri individuali e di coppia con lo specialista, che potranno tenersi sia a casa, sia presso lo studio di Santucci.

In attesa della definizione del rito abbreviato – un nuovo appuntamento è in programma il 14 marzo, quando sarà disponibile la perizia medico-legale affidata dal gup Camerlengo al dottore Mauro Ciaravella, di Foggia, per stabilire l'entità delle ferite subite dalle parti e la compatibilità della dinamica con le due versioni della terribile vicenda- , la scarcerazione di da Silva rappresenta la novità in una storia drammatica sulla quale il 38enne ha rotto il silenzio solo un mese fa, quando ha offerto la sua versione dei fatti, sostenendo che sarebbe stato Azzurro, al volante di una Matiz, ad offrirgli nella zona della Rotonda dei Pentri un passaggio.

Lui, che stava tornando in bici a Campomarino, aveva accettato, allettato dalla possibilità di superare in maniera comoda almeno il tratto di Zingara morta, particolarmente pesante, della statale Benevento – Campobasso. Una volta a bordo – aveva proseguito da Silva -, Azzurro avrebbe fermato la macchina e gli avrebbe fatto delle avances sessuali, alle quali lui avrebbe reagito sferrandogli alcuni pugni. A quel punto, l'artista avrebbe estratto un coltello che Paulo sarebbe riuscito a sottrargli, ferendosi ad una mano, usandolo, ripetutamente, contro di lui. E facendo altrettanto anche con un pietra. Poi lo avrebbe fatto entrare nel portabagagli della Matiz, dal quale l'avrebbe fatto scendere nei pressi dello svincolo di Paupisi della 372, dove era stato ritrovato e soccorso.

Secondo da Silva, Azzurro si sarebbe allontanato da solo, mentre lui avrebbe continuato la marcia alla guida della vettura del malcapitato, intercettata e bloccata dalla polstrada di Campobasso in un'area di servizio a Termoli.

Una ricostruzione, la sua, di segno diametralmente opposto a quella degli inquirenti e della parte offesa- è assistita dall'avvocato Laura Silvestri-, secondo i quali il 38enne avrebbe colpito ripetutamente l'artista, anche con una pietra, dopo il suo no ad avances sessuali. I due non si conoscevano, quel venerdì sera si erano incrociati nella zona della Rotonda dei Pentri, dove Roberto era arrivato al volante di una Matiz. Paulo era in sella ad un ciclomotore, avrebbe avanzato le sue richieste e, di fronte al rifiuto dell'allora 53enne avrebbe estratto un coltello e l'avrebbe usato contro Roberto, colpendolo alla gola e non solo, anche con una pietra.

Paulo lo avrebbe inoltre costretto ad entrare nel bagagliaio della Matiz e lo avrebbe trasportato fino ad un cavalcavia dal quale avrebbe voluto lanciarlo di sotto, nel fiume Calore. Non ci sarebbe riuscito per l'opposizione del malcapitato, che, gravemente ferito, si era aggrappato al guard rail. A quel punto, anche per il sopraggiungere di una macchina, lo avrebbe lasciato nei pressi dello svincolo di Paupisi.

La perizia medico-legale si aggiunge a quella psichiatrica curata dal professore Piero Ricci, che ha concluso per un vizio parziale di mente dell'imputato, affetto da un problema depressivo maggiore e da un disturbo di personalità, ma non pericoloso socialmente e capace di stare in giudizio. Un disturbo della personalità border line con sottofondo psicotico era stato accertato anche dal dottore Fernando Melchiorre, consulente della difesa.