Pensavo avesse solo l'amante. Ma lui era vittima di un demone

Caterina racconta la sua storia. E quella scoperta inattesa.

Il marito non stava sperperando tutti i soldi con un'altra donna. Li buttava nelle slot. Ci hanno trasformato in un Paese di giocatori d'azzardo. E solo per risanare le casse dello Stato.

di Luciano Trapanese

C'è una tassa volontaria, che costa lacrime e sangue. E famiglie distrutte. Vi chiederete: di cosa stiamo parlando? Leggete questa storia.

«Da mesi mio marito era cambiato. Sempre nervoso, stressato. Spesso irrintracciabile. E ancora più spesso senza soldi. Nonostante lavorasse. Ho pensato di tutto. Anche la cosa più ovvia: Franco ha un'amante».

A parlare è Caterina. Ci racconta la storia di suo marito. E del dramma che ha coinvolto la sua famiglia (con tre figli piccoli). Franco non aveva un'altra donna. La sua amante era il gioco. O meglio, le slot. E non solo...

«Maledette macchinette. Un giorno l'ho seguito. Era lì, in fondo al bar del paese (i due vivono in provincia di Avellino, per ovvi motivi di privacy evitiamo altri dettagli ndr). E giocava. Mi ha visto. O meglio: ha guardato verso di me. Ma lo sguardo mi ha attraversato. Sembrava quasi in trance. Quando gli ho chiesto cosa facesse lì, ha risposto: passo un po' di tempo con gli amici. Ma di amici non ce n'erano. Solo lui, la macchinetta e il barista. Che pensava a tutt'altro. In quel momento ho capito. Quello era il suo demone. Quella la nostra rovina...»

E già, rovina: da mesi Franco spendeva buona parte dello stipendio nel gioco d'azzardo. Caterina scoprirà poi che non c'erano solo le slot. Ma anche internet (siti per giocare a poker), e le scommesse sugli eventi sportivi.

«Non è stato facile – racconta -. Per mesi ho combattuto. Inutilmente. Lui trovava sempre il modo di sgaiattolare da qualche parte per giocare. E perdere. A casa siamo rimasti senza un euro. Siamo sopravvissuti solo grazie all'aiuto dei miei. Poi ci hanno consigliato un esperto. Abbiamo provato anche al Sert. Ma è stata dura. Era completamente dipendente dal gioco. Ora, dopo due anni, sembra uscito da quell'incubo. Ma ho sempre paura. Troppe tentazioni, ovunque. Potrebbe ricaderci dentro. E sarebbe la nostra rovina. Franco non è disoccupato solo perché lavora nell'azienda di un amico. Gli ha dato un'altra chance. Ma sappiamo che è l'ultima. E i miei genitori non sono eterni».

La storia di Franco e Caterina è uguale a quelle di tanti altri. E nella rete – soprattutto in Campania – sono finiti anche molti ragazzini. Ma non solo: ci sono anziani – uomini e donne – che spendono buona parte delle loro pensioni in gratta e vinci. Ai carabinieri e alla polizia molte donne hanno segnalato la dipendenza dei loro mariti o dei figli.

E' un fenomeno quasi sommerso. Ma enorme. Che sta provocando disastri. Nel disinteresse generale.

E' chiaro: l'azzardo costituisce una fonte di reddito notevole per lo Stato. Nel 2015 ha generato - per il bilancio – 8,7 miliardi di euro. E dà lavoro a 140mila persone.

Per un Paese in crisi non sono pochi. Il punto è che quel denaro gronda dolore. E disperazione. Viene spremuto dalle tasche di ha già poco o nulla.

Non si può immaginare di dare respiro alle agonizzanti casse dello Stato strozzando le fasce deboli del Paese.

Eppure accade.

Il settore è in perenne aumento in Italia. Macina record su record. Nell'ultimo anno ha fatturato 88 miliardi di euro. Con una spesa pro capite che fa degli italiani i giocatori più accaniti al mondo. Devastante.

Ora si riparla di ridurre del 30 per cento il numero dello slot in Italia. Entro il 15 dicembre.

E' un passo. Ma non importante. E soprattutto non porterà grandi risultati.

Chi scommette ha talmente tante alternative. Tutte legali. Le sale. Ma anche e soprattutto internet: in rete si può giocare e rovinarsi tranquillamente da casa. Senza neppure andare al bar. Senza dar conto a nessuno. Se non alle proprie tasche. E alle proprie famiglie.

E' un po' come l'ipocrita scelta di vietare la pubblicità di sigarette continuando a venderle. O fare campagne contro l'abuso di alcol promuovendo in ogni dove – a cominciare dai film hollywoodiani – il consumo di superalcolici.

Nel frattempo storie come quella di Franco e Caterina si moltiplicano. E forse la crisi economica e la possibilità – solo illusoria – di guadagnare soldi con il gioco, alimenta la corsa all'azzardo.

Lo Stato guadagna. Ma massacra migliaia di famiglie. Sarebbe tempo di dire basta. E non solo di ridurre – e non di molto – quelle macchinette mangiavita.