di Andrea Fantucchio
Particolari esplosivi su Mafia Capitale a pochi mesi dal processo d'Appello. Promette di rivelarli Angelo Izzo. Il “Il mostro del Circeo” lavora a un libro sui personaggi dell'inchiesta capitolina. Molti dei quali hanno condiviso, proprio con Izzo, una giovinezza all'insegna del terrorismo nero.
A parlarci della seconda vita del mostro del Circeo, è uno dei suoi avvocati, Rolando Iorio del foro di Avellino. In questo momento il legale è alla ricerca dell'editore per il suo assistito. Izzo si trova in regime di massima sicurezza nel carcere di Velletri. Dove è detenuto dal 2006, quando ha confessato un duplice omicidio compiuto mentre era in regime di semilibertà. Aveva ammazzato una donna e la figlia minorenne. A trent'anni dal massacro del Circeo. Il 29 settembre 1975 erano stati scoperti per caso i corpi di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti chiusi nel portabagagli di una Fiat 127: la prima, 19 anni, è morta affogata in una vasca da bagno; la seconda, 17enne, si è finta senza vita per salvarsi.
Le due ragazze erano state invitate a una festa a Villa Moresca, sul promontorio del Circeo, da tre giovani dell'alta borghesia capitolina, legati ad ambienti neofascisti di Roma. Si tratta di Gianni Guido, Andrea Ghira e proprio Angelo Izzo.
Ora si dedica alla scrittura. Appare «sempre lucido» ma «non pentito per quello che ha fatto». Segue con attenzione quello che accade nella sua Roma. Nel libro ci saranno tanti personaggi che popolano quella “zona grigia” al confine fra politica e criminalità. Non mancano riferimenti ai boss della Magliana. Personaggi come Danilo Abbruciati, 'er camaleonte, citato in due interrogatori resi da Izzo al Procuratore di Roma, Carlo Paolella, sull'omicidio di Carlo Faiella. Dichiarazioni che sono costate un procedimento penale, archiviato, per calunnia. Faiella era stato crivellato da colpi d’arma da fuoco, al posto di guida della Citroen Ds 19 targata Roma K132570. Poco dopo la mezzanotte del 29 dicembre 1972. L’intestatario dell’autovettura, Ernesto Diotallevi, detto "Ernestino er negro", ventottenne, aveva poi raccontato di aver prestato la sua auto proprio a Faiella. Trentunenne ma già pezzo da novanta della mala internazionale, legato a Cosa Nostra attraverso Giuseppe Dato, alias Joe Adonis, e alla banda dei marsigliesi, attraverso l'amicizia con Giuseppe Rossi, alias Jo Le Maire. Allora imputato dell’omicidio del suo ex braccio destro Enrico Passigli, assassinato con ventisette coltellate, il 23 dicembre 1970 in via Belisario 8.
Faiella, dal racconto di Izzo, si trovava seduto sul sedile anteriore destro della vettura targata Roma guidata da Abbruciati, poi lui aveva introdotto una mano con la pistola attraverso il finestrino facendo fuoco.
La ricostruzione presentava alcune incongruenze rispetto ai rilievi effettuati dalla Polizia e a quanto emerso dall'autopsia, eseguita dai medici legali Arturo Marchiori e Luisa Costamagna. L'esame autoptico aveva accertato che Faiella era stato ferito da tre proiettili esplosi a breve distanza. Uno alla regione occipitale sinistra e due al dorso.
Di qui l'accusa per calunnia. Dopo ulteriori indagini, e alla luce delle memorie difensive affidate a Iorio e all'avvocato ferrarese Filippo Barbagiovanni, il procedimento è stato definitivamente archiviato.
«Del libro – ci spiega Iorio – me ne sto occupando io, per quanto riguarda la consulenza legale e la ricerca dell'editore che dovrebbe pubblicarlo. Izzo racconta tanti aneddoti che riguardano i personaggi dell'inchiesta di Mafia Capitale. All'Eur c'era un bar nel quale si incontravano i militanti di estrema destra, molti dei quali ricoprono ruoli di spicco anche oggi. Izzo parla dei suoi incontri con Carminati, ma anche con l'ex sindaco di Roma Alemanno».
Nel libro saranno rivelati particolari sull' attentato che lo stesso Izzo aveva preparato ai danni di Carminati. Nel 1993 il “mostro del Circeo” voleva ammazzare il “Nero” di Romanzo Criminale.
L'agguato doveva avvenire in un ristorante. Tutto era studiato in dettaglio. Ma il piano era saltato perché un complice di Izzo si era tirato indietro. «Er cecato faceva paura a tutti».
Ma non a Izzo per il quale Carminati «era solo un personaggio ai margini che ha avuto un'inaspettata notorietà».
