Ieri è toccato al tesoriere del Partito Democratico campano, Nicola Salvati, arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio. Ma il vizio di mettere le mani sui soldi pubblici ha visto finire spesso le mele marce del partito democratico nei fascicoli di Procure e, più grave, Procure Distrettuali. L’indagine condotta dall'Antimafia di Salerno ha coinvolto complessivamente 36 persone, tra cui pubblici ufficiali degli Ispettorati territoriali del lavoro di Napoli e Salerno.
Rincorrere non è sanare
Il PD ha immediatamente sospeso Salvati dalla carica, come comunicato dal commissario regionale, il senatore Antonio Misiani: "In relazione all’inchiesta condotta dalla Procura distrettuale di Salerno che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 31 persone, il PD Campania comunica che il dottor Nicola Salvati, coinvolto nell’inchiesta in relazione alla sua attività professionale, ai sensi dello Statuto e del Codice etico del PD e facendo salvo il principio di presunzione di innocenza, è stato cautelativamente sospeso dall’anagrafe degli iscritti del PD e sollevato dal suo incarico di tesoriere del PD Campania”.
E qui ci starebbe bene ricordare l'antichissimo detto delle zone interne della Campania: «Hai perso i buoi e ora vai cercando le corna», che in dialetto stretto è meno comprensibile ma fuor di dubbio più efficace.
Un sistema basato su corruzione e falsi documenti
L’indagine ha portato alla luce una rete di corruzione che avrebbe permesso a circa 2000 extracomunitari di ottenere il nulla osta al lavoro in Italia dietro il pagamento di somme che potevano raggiungere i 7000 euro per pratica. Per agevolare le richieste, gli indagati avrebbero utilizzato aziende fittizie o compiacenti, professionisti e intermediari pubblici e privati.
Secondo gli inquirenti, Salvati e il padre Giuseppe – entrambi commercialisti – avrebbero avuto un ruolo chiave nella falsificazione della documentazione e nella creazione di false fatture per giustificare il giro d'affari illegale. Funzionari pubblici degli Ispettorati del lavoro, in cambio di denaro, avrebbero garantito l’esito favorevole delle istanze, rendendo possibile l’emissione di permessi di soggiorno falsificati.
Il riciclaggio dei proventi illeciti
Oltre alla gestione delle pratiche false, gli indagati avrebbero riciclato i proventi illeciti attraverso la creazione di coperture finanziarie e l’emissione di false fatture. Il sistema, secondo le intercettazioni, sarebbe stato operativo da anni, generando un volume d’affari milionario.
L’inchiesta, partita dall’anomala impennata di richieste di nulla osta in Campania, ha svelato una rete criminale ben strutturata che coinvolgeva pubblici ufficiali, commercialisti e imprenditori. Con gli arresti e la sospensione di Salvati, il PD cerca ora di prendere le distanze dall’accaduto, mentre le indagini continuano per definire l’esatta portata del sistema corruttivo.