Nelson e la primavera che cambiò l'Africa

Il discorso di insediamento come presidente del Sudafrica scolpito nella storia degli uomini

È il 10 maggio del 1994 a pochi giorni dalle prime elezioni a suffragio universale del Sudafrica, Nelson Mandela, leader del movimento e delle lotte contro lo stato razzista ed il suo sistema di apartheid, si insedia come Presidente.

Tutto il mondo osserva commosso e pieno di speranze un sogno di libertà e di giustizia che si avvera. Quell’uomo di colore, che solo quattro anni prima era chiuso nelle galere razziste sudafricane, oggi diventa colui che traghetterà con dolcezza, coraggio e caparbietà il Sudafrica fuori da una delle pagine più vergognose della storia dell’umanità.

Questo è uno di quei discorsi che non sono semplicemente entrati nella storia, ma che la storia l’hanno fatta. La freschezza di un linguaggio semplice, efficace e deciso rendono chiara l’immagine di un uomo che nella sua vita è stato non solo il padre del Sudafrica moderno, ma anche l’eroe indiscusso delle battaglie per la giustizia sociale e contro ogni tipo di discriminazione. Un eroe degli anni ’90, che ha segnato la storia dell’intera umanità entrando nel cuore dell’intera comunità globale.

"Vostre maestà, vostre altezze reali, illustri ospiti, compagni e amici,
oggi, con la nostra presenza qui e con i festeggiamenti in altre parti del paese e del mondo, tutti noi confermiamo onore e speranza alla libertà appena nata.
Dall’esperienza di una terribile catastrofe umana, che troppo a lungo si è portata, deve nascere una società di cui l’umanità intera sarà fiera.
Le nostre azioni quotidiane di comuni cittadini devono dare vita ad un’autentica realtà sudafricana che rafforzerà la fede dell’uomo nella giustizia, consoliderà la sua fiducia nella nobiltà dell’animo umano e sosterrà la speranza di un’esistenza meravigliosa per tutti noi.
Tutto questo lo dobbiamo tanto a noi stessi quanto ai popoli del mondo che oggi sono qui così ben rappresentati.
Ai miei compatrioti posso dire, senza timore di sbagliare, che ognuno di noi è intimamente legato alla terra di questo bel Pese quanto lo sono i famosi alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose di Bushveld.
Ogni volta che uno di noi tocca questa terra, avverte un senso di personale rinnovamento. L’umore dell’intera nazione cambia con l’alternarsi delle stagioni.
Una sensazione di gioia e di euforia ci pervade quando l’erba diventa verde ed i fiori sbocciano.
Questa comunione spirituale e fisica che tutti noi avvertiamo con la nostra madrepatria spiega il profondo dolore che grava sui nostri cuori nel vedere il paese lacerato da un terribile conflitto, nel saperlo disprezzato, messo al bando ed emarginato dai popoli del mondo, e questo perché era diventato il fondamento universale dell’ideologia e della pratica percosse del razzismo e dell’oppressione razziale.
Noi, popolo del Sudafrica, che fino a poco vivevamo nell’illegalità, siamo felici di essere stati riaccolti in seno all’umanità e di avere oggi il raro privilegio di ospitare sul nostro suolo le nazioni del mondo.
Ringraziamo i nostri illustri ospiti internazionali che sono venuti a condividere con il popolo di questo Paese, quella che in fin dei conti è una vittoria di tutti, per la giustizia, la pace e la dignità umana.
Confidiamo nel fatto che continuerete a sostenerci nell’affrontare la sfida di costruire una società fondata sulla pace, sulla prosperità, sul rifiuto della discriminazione sessuale e razziale, e sulla democrazia.
Apprezziamo molto il contributo che la nostra gente, i leader politici democratici, religiosi, le donne, i giovani, il mondo dell’impresa, i capi tradizionali ed altre personalità hanno dato per giungere a questo risultato. Non ultimo tra loro è il mio vicepresidente, l’onorevole F.W. de Klerk.
Vorremmo inoltre rendere omaggio ai membri di ogni grado delle nostre forze di sicurezza per il ruolo fondamentale che hanno svolto nel proteggere le nostre prime elezioni democratiche e la transizioni verso la democrazia da quelle forze sanguinarie che ancora rifiutano di comprendere.
È giunta l’ora di guarire le ferite.
È arrivato il momento di colmare l’abisso che ci divide.
È tempo di costruire.
Ora che abbiamo finalmente raggiunto l’emancipazione politica, ci impegniamo ad affrancare il nostro popolo dalla schiavitù ancora in essere della miseria, della privazione, della sofferenza, della discriminazione sessuale e di ogni genere.
Siamo riusciti a muovere gli ultimi passi verso la libertà in una condizione di relativa pace. Ora ci dedicheremo ad instaurare una pace completa, equa e duratura.
Gli sforzi che abbiamo compiuto per infondere speranza nei cuori di milioni di persone sono stati premiati. Il nostro impegno formale è adesso quello di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza paura nel cuore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana, una nazione arcobaleno in pace con se stessa e con il mondo.
A dimostrazione del proprio impegno per il rinnovamento del paese, il nuovo governo di unità nazionale ad interim tratterà, con la massima urgenza, la questione dell’amnistia per diverse categorie dei nostri concittadini che stanno attualmente scontando una pena detentiva.
Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine di questo paese e del resto del mondo che si sono sacrificati in tanti modi e che hanno dato la propria vita perché noi potessimo essere liberi.
Il loro sogno è diventato realtà. la loro ricompensa è la libertà.
È con umiltà ed entusiasmo che ricevo l’onore ed il privilegio che voi, popolo del Sudafrica, mi conferite di guidare il nostro Paese fuori da questa valle oscura, in qualità di primo Presidente di un Sudafrica unito, democratico e libero da discriminazioni razziali e sessuali.
Ci rendiamo conto tuttavia che non esiste una strada facile per la libertà.
Sappiamo bene che nessuno di noi può farcela da solo.
Per questo dobbiamo agire insieme, come un popolo unito, per rilanciare il paese, per costruire la nostra nazione, per dare vita ad un nuovo mondo.
Che ci sia giustizia per tutti.
Che ci sia pace per tutti.
Che ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti.
Che tutti sappiano che il corpo, la mente e l’animo di ogni uomo sono ora liberi di cercare la propria realizzazione.
Mai e poi mai dovrà accadere che questa splendida terra conosca di nuovo l’oppressione dell’uomo e patisca l’indegnità di essere la vergogna del mondo.
Che il sole non tramonti mai in questa gloriosa conquista dell’umanità.
Che regni la libertà
Dio benedica l’Africa".

a cura di Claudio Mazzone