Il costo della vita e le pensioni ribaltano i conti tra le regioni del nord e del sud. E' quanto emerge da un'analisi sul residuo fiscale elaborata dall'Osservatorio conti pubblici dell'Università Cattolica. Nel 2019 il centro-nord ha contribuito con quasi 100mld (95,9), mentre il Sud ha ricevuto risorse dall'esterno per oltre 60mld (64,2). La differenza tra queste cifre corrisponde al bilancio primario di 31,7 mld (1,8% del Pil). Spicca la Lombardia, regione che ha contribuito di più con un avanzo di bilancio di 56,8mld, pari quasi al 60% del residuo fiscale del centro-nord e al 90% del residuo fiscale positivo dell'intero sud. Al contrario, tra le regioni del sud, la Campania ha avuto il maggior residuo fiscale,16mld, seguita da Sicilia (14,2) e Puglia (12,7).
Sempre secondo i dati 2019 la spesa primaria pro capite della PA è stata di 12.401 euro al sud contro 13.959 euro del centro-nord, una differenza di quasi 1.600 euro tra i cittadini del mezzogiorno e quelli delle regioni settentrionali. Ma il quadro, sottolinea l'indagine, cambia quando si considera la spesa pensionistica: il differenziale Nord-Sud si riduce a 245 euro pro capite, sempre con un leggero vantaggio per il centro-nord e dovuto interamente dovuto alle regioni a statuto speciale. Se si esclude anche la spesa di queste regioni, il diverso si inverte: il mezzogiorno registra un leggero vantaggio di 152 euro pro capite nella distribuzione della spesa. Se si considera anche il reale costo della vita, con i prezzi al sud mediamente più bassi rispetto al centro-nord, il vantaggio del mezzogiorno è a 2.297 euro pro capite.