Droga,64 arresti. Pastiera e sfogliate così ordinavano la coca

I particolari del maxi blitz tra Caserta, Napoli e Irpinia

Un canale nuovo e più solido che dalla zona vesuaviana e quartieri spagnoli spostava grossi quantitativi di cocaina e crack verso il casertano.

di Simonetta Ieppariello

Una maxi retata che in Campania, tra Irpinia, Casertano e Napoletano, smantella dalle basi il nuovo narcotraffico della cocaina e del crack tra tre province.

Settantadue indagati, 64 in manette, cinque gruppi criminali attivi tra la provincia di Caserta, quella di Napoli e la zona dei quartieri a nord del capoluogo partenopeo. Sono i numeri dell’operazione eseguita questa notte dai carabinieri di Caserta che - coordinati dalla Dda di Napoli - hanno sgominato tre piazze di spaccio di cocaina e crack e due punti “all’ingrosso”. 

Si chiama White Stone l’operazione, firmata dai carabinieri, che ha individuato i nuovi corridoi della droga tra tre province, le tre zone di maggiore smercio della polvere bianca di alta qualità per le basi di spaccio .

Individuati i 5 gruppi associativi che svolgevano l’attività di spaccio, come è stato spiegato durante la conferenza stampa, che si è svolta nel Comando Provinciale Carabinieri di Caserta, dal Capitano Emanuele Macrì e dal Tenente Emanuele Negro, entrambi del Comando di Santa Maria Capua Vetere.

Sarebbe questo uno dei canali del traffico ricostruito dai militari coordinati dal capitano Emanuele Macrì e dal tenente Felice Izzo. Al lavoro anche il Nucleo investigativo di Caserta, diretto dal tenente colonnello Nicola Mirante, sotto la direzione del sostituto procuratore Antimafia Luigi Landolfi del pool Dda diretto dall'aggiunto Luigi Frunzio.

L’attività d’indagine è partita dalla piazza di spaccio principale di Santa Maria Capua Vetere. Nella città del Foro operavano i due promotori del sodalizio criminale . Figure di vertice secondo i militari che hanno effettuato controlli e appostamenti accurati per mappare ogni traffico e incasso dei vari gruppi.

Un narcotraffico impostato su nuovi linguaggi, frasi difficili da decodificare e decriptare.

E sono serviti due anni di indagini per individuare come siano state impiantate le nuove piazze di spaccio in Campania, dopo lo smantellamento l’azzeramento dei vecchi clan e il piazzamento di nuovi gruppi criminali.

Sono stati trecento i carabinieri impegnati nella maxi operazione anti droga scattata questa notte tra Casertano, Irpinia e provincia di Napoli.

64 le persone ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Smantellata la fabbrica della cocaina in Campania e individuati in due anni di indagini i corridoi dello spaccio, con il rifornimento che arrivava dall’area vesuviana, dai Quartieri Spagnoli e dalla zona del Nolano.

Il provvedimento cautelare scatta dopo una complessa attività di indagine, condotta tra i mesi di febbraio 2015 e maggio 2017,  come spiega il comandante della stazione di Santa Maria Capura Vetere Emanuele Macrì, raggiunto al telefono che illustra i particolari dell'intervento.

Un intervento che ha smantellato dalle basi la gestione delle piazze di spaccio nel comune di Santa Maria Capua Vetere e di San Tammaro, Curti, Casapulla, San Prisco e Macerata Campania dopo la disarticolazione del gruppo Fava avvenuta nell’anno 2013.

Gli spunti offerti dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e le ulteriori attività investigative, tra intercettazioni, telefoniche ed ambientali, captazione di immagini attraverso telecamere spia, servizi di OCP e riscontri, hanno consentito di comprendere come lo spaccio sia cambiato per forme e metodo di approviggionamento e consegna. Si sono diffuse così vere e proprie piazze di spaccio nel comune sammaritano che si approvvigionavano dello stupefacente nella provincia di Napoli.

Un canale nuovo e più solido che dalla zona vesuaviana e quartieri spagnoli spostava grossi quantitativi di cocaina e crack verso il casertano.

L’approfondimento delle fonti di approvvigionamento, in particolare della cocaina, ha consentito di appurare che analogo sistema delle piazze di spaccio era presente anche in diversi contesti territoriali delle province di Napoli e Avellino, con molteplici soggetti a cui erano affidate, attraverso una suddivisione particolareggiata dei ruoli, le funzioni di acquisto, gestione e spaccio dello stupefacente.

In particolare, l’estensione dei mezzi investigativi su un numero sempre maggiore di soggetti ha consentito di isolare quattro ulteriori strutture associative ex art. 74 d.P.R. 309/90 finalizzate alla commissione di analoghi delitti. Ovvero:

-    un gruppo operante nell’area vesuviana, segnatamente nei comuni di Acerra, Pomigliano D’Arco, Castello di Cisterna, Somma Vesuviana, San Vitaliano e Marigliano. Per tale gruppo è stata riconosciuta anche l’aggravante dell’associazione armata (comma 4° ex art. 74 d.P.R. 309/90);

-  un gruppo attivo nell’area nord-ovest della provincia di Napoli (Comune di Giugliano in Campania);

-   un gruppo operativo nell’area nolana e in quella della confinante provincia di Avellino (Comuni di Nola, Cimitile, Camposano, Roccarainola e Avella);

-   un gruppo localizzato nei quartieri napoletani di Scampia, Secondigliano e Capodichino.

Nelle dinamiche criminali ricostruite vi è anche l’episodio di una spedizione punitiva progettata ai danni di uno degli indagati, ritenuto responsabile, dagli altri sodali, della sottrazione di una cospicua partita di stupefacente. L’atto ritorsivo, minuziosamente pianificato quanto a modalità e mezzi (armi da fuoco), non si è, poi, concretizzato solo grazie all’intercessione di esponenti di spicco del clan “Vollaro”, operante nell’area vesuviana. Una mediazione che bloccò la punizione dell’uomo.

Numerosi e particolarmente elaborati i modi per eludere le indagini e le intercettazioni, tra cui l’utilizzo di linguaggio in codice per camuffare il contenuto delle conversazioni (utilizzando termini quali “aperitivo”, “pastiera”, “sfogliatelle”, “arance”, “grappa barricata”, “festa bianca”, “apparecchiare la tavola”, “preparare il presepe”, “gas soporifero”, “bianchetto”, “calzare le scarpe ai bambini” per avanzare richieste di stupefacente, espressioni quali “10 euro di nafta”, “marca da bollo da 10 euro”, “serie A”, “il camino è buono”, “fratello grosso”, “quanti invitati siete”, “portare il verde”, per indicare, invece, la qualità e le quantità richieste di stupefacente) e l’attribuzione di nomignoli per impedire l’identificazione dei colloquianti (“la Signora”, “il Polacco”, “O’ Viking”, “O’ Leone”, “il Messicano”, “il Killer”, “Diablo”, “Pistola”, “Bastone”, “il Geometra” e “O’ Gnu” ).

I luoghi individuati per le attività di spaccio “al minuto” erano le principali piazze del comune di Santa Maria Capua Vetere, l’area adiacente una chiesa nel comune di San Prisco, la villa comunale del comune di San Tammaro, lo spazio antistante una scuola del comune di Marigliano e diversi circoli ricreativi e sale giochi dell’area vesuviana.

Nel corso dell’attività sono già stati eseguiti 6 arresti in flagranza di reato, deferiti in stato di libertà 9 persone, segnalati ai competenti Uffici Territoriali del Governo diversi acquirenti quali assuntori,   nonché recuperate numerose dosi di droga di diversa fattispecie.

Il GIP, condividendo l’impianto accusatorio dell’A.G. inquirente, ha disposto per 60 indagati la custodia cautelare in carcere, mentre per altri 12 è stata individuata la misura degli arresti domiciliari.