Neppure il giorno di Natale interrompe l’attesa. In viale Toscana, a Milano, la coda davanti alla sede di Pane Quotidiano si allunga già dalle prime ore del mattino. Il serpentone supera i 350 metri, occupa due isolati e costringe centinaia di persone a restare all’aperto per oltre due ore, con il freddo che punge e non fa sconti. Solo il 25 dicembre, secondo le stime della onlus, sono circa cinquemila le persone aiutate nelle due sedi cittadine. Famiglie, anziani, lavoratori poveri, nuovi indigenti che fino a poco tempo fa non immaginavano di dover chiedere un sacchetto di generi alimentari per arrivare a fine mese. Una fotografia che conferma come l’emergenza sociale attraversi anche i giorni di festa.
Un Natale per i più piccoli
Tra chi aspetta ci sono molti bambini. Per loro, oltre al pacco alimentare, i volontari hanno previsto un piccolo dono. Un gesto semplice, ma carico di significato, che per alcuni rappresenta l’unico regalo di Natale. Un modo per restituire, almeno per qualche istante, un senso di normalità in una giornata che altrimenti sarebbe segnata solo dall’attesa. Il presidente Rossi non nasconde l’amarezza. Milano, ricorda, è una capitale europea, ma è anche la città in cui il potere d’acquisto è diminuito più che altrove. Il costo della vita cresce, gli affitti schizzano, i salari restano fermi. «La politica venga qui», è l’appello, perché le statistiche diventano volti e storie quando si trasformano in una fila silenziosa sotto il cielo d’inverno.
