Il nodo del Dna: utilizzabile dopo 18 anni? Il cuore della nuova inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, riguarda le tracce di Dna rinvenute sotto le unghie della vittima. Il quesito cruciale, sottoposto all’incidente probatorio disposto dalla giudice Daniela Garlaschelli, riguarda la loro utilizzabilità a fini comparativi dopo quasi due decenni. La genetista Denise Albani, incaricata dell’esame, dovrà accertare la qualità delle tracce e la possibilità di confrontarle con il profilo genetico del nuovo indagato, Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara.
Accertamenti anche su impronte e materiali biologici
Oltre al Dna, saranno analizzate impronte digitali mai attribuite e raccolte con strisce paradesive, che potrebbero aver conservato sudore o sangue. Il perito Domenico Marchigiani, della scientifica di Milano, seguirà l’analisi dattiloscopica con l’ausilio di tecniche fotografiche avanzate per evitare la contaminazione dei reperti.
Una nuova narrazione giudiziaria
La Procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, ha deciso di riconsiderare elementi ritenuti in passato marginali o inutilizzabili. Le vecchie archiviazioni sono messe in discussione, anche grazie a una consulenza genetica del 2024 firmata da Previderé e Grignani. Gli inquirenti ipotizzano la presenza di un secondo uomo sulla scena del delitto e valutano le incongruenze dell’alibi di Sempio, in particolare una ricevuta di parcheggio consegnata tardivamente.
Sempio si difende, la famiglia Poggi sotto choc
La difesa di Sempio, affidata al generale Luciano Garofano, dovrà dimostrare che il Dna possa essere stato lasciato casualmente usando la tastiera del pc di casa Poggi per giocare. Una tesi che richiederà solide basi scientifiche. Nel frattempo, la famiglia Poggi, rappresentata dall’avvocato Tizzoni, ha accolto con dolore e sorpresa la notizia della riapertura, segno di una ferita mai chiusa.
Le gemelle Cappa e i nuovi oggetti rinvenuti
Tra i nuovi elementi spuntano le testimonianze su Stefania Cappa, cugina della vittima, che sarebbe stata vista gettare oggetti metallici in un canale a Tromello, tra cui un martello. La scientifica ha sequestrato i reperti ma ci vorrà tempo per verificarne l’utilità e la compatibilità con le ferite. Le gemelle “K” non sono indagate, ma risultano profondamente provate dalla rinnovata esposizione mediatica.
La memoria e i dubbi: il ruolo di un nuovo testimone
Un testimone, mai ascoltato dagli inquirenti ma intervistato da una trasmissione televisiva, sostiene di aver saputo del gesto di Cappa fin dal 2007, ma di essere stato dissuaso dal riferirlo. La sua credibilità è ancora al vaglio degli investigatori, anche se la portata del nuovo blitz fa pensare che gli inquirenti lo stiano prendendo seriamente.