Febaf, investitori istituzionali pronti per la ripartenza

Il deficit di capitalizzazione delle imprese supera abbondantemente i 200 miliardi

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I prossimi cinque anni saranno decisivi per la ripartenza dell’Italia e sarà cruciale la partnership pubblico-privata, sia nell’attuazione del PNRR, sia nella capitalizzazione delle imprese dopo la crisi del Covid. Con la pandemia il finanziamento in garanzia delle imprese è stato indispensabile per la loro stessa sopravvivenza, è ora necessario intervenire per consentire agli investitori istituzionali – e non solo allo Stato – di destinare risorse alla patrimonializzazione delle imprese che hanno prospettive positive sui mercati. E’ il messaggio della quinta Giornata dell’investitore istituzionale, organizzata da FeBAF in videoconferenza e dedicata al ruolo nell’economia degli intermediari finanziari che investono risorse aggregate e raccolte sul mercato.
Il deficit di capitalizzazione delle nostre imprese supera abbondantemente i duecento miliardi e con le perdite della pandemia potrà raggiungere i trecento. Di contro, secondo le prime proiezioni a fine 2020 il patrimonio degli investitori istituzionali in Italia – assicurazioni, fondi, casse, fondazioni – supera i mille miliardi e crescono i depositi delle famiglie per effetto dell’incertezza. Uno spostamento anche limitato di queste risorse verso il capitale delle imprese permetterebbe di investire in sostenibilità, innovazione, nuova occupazione, progetti di lungo termine. Si tratta di mezzi finanziari che andrebbero ad integrare gli obiettivi e le disponibilità europee del PNRR (Piano di Resilienza e Ripresa).
“La partnership pubblico-privata nella patrimonializzazione delle imprese è una strada obbligata”, ha detto Innocenzo Cipolletta, presidente di FeBAF. “Non si tratta solo di affiancare risorse a quelle pubbliche, ma competenze e modalità di intervento innovative da parte degli investitori istituzionali, rappresentati nella nostra Federazione”, ha aggiunto Cipolletta. “I prossimi cinque anni sono cruciali perché tireremo le somme del Piano di Resilienza e Ripresa e sapremo se il tessuto produttivo del Paese ha retto e si è anzi rilanciato. Per questo è necessario il contributo degli investitori istituzionali, che chiedono riforme regolamentari e fiscali tali da incentivare i loro investimenti e la canalizzazione del risparmio delle famiglie verso il lungo periodo. L’investimento ‘paziente’ dei privati – ha concluso il numero uno di FeBAF – è anche un antidoto contro i rischi di una ‘pubblicizzazione dell’economia’, che sarebbe conseguenza di un intervento statale prolungato ed esclusivo”.
Per aumentare il contributo degli investitori istituzionali nell’economia reale, sono necessari interventi di vario genere: modifiche regolamentari, di vigilanza e di pesi burocratici che tuttora penalizzano la finanza d’impresa in particolare nelle fasi della crescita; opportuni incentivi fiscali calibrati anche in proporzione alla durata degli investimenti dei singoli e la possibilità di incrementare l’importo deducibile sui contributi versati alla previdenza complementare; il Fondo dei Fondi per coinvolgere capitali privati nel Private Capital; un credito d’imposta per il sistema previdenziale quando investe in PMI; modifiche e potenziamento di strumenti come Pir, Pir alternativi e Eltif (i fondi europei di investimento a lungo termine); ulteriori e innovative piattaforme digitali di finanziamento; il superamento di resistenze culturali sul fronte della corporate governance.
La Giornata dell’investitore istituzionale è il momento clou delle attività del gruppo di lavoro inter-associativo nato in seno a FeBAF cinque anni fa. Alla videoconferenza di oggi, che ha presentato modelli di capitalizzazione di alcuni paesi europei, sono intervenuti – tra gli altri – rappresentanti del Ministero dell’Economia e del Banco de España, Abi, Ania, Aifi, Assogestioni, Adepp, Assofondipensione e Afme (Association for Financial Markets in Europe).
(ITALPRESS).