Napoli, il Napoli e i napoletani

Giorni di veleni, di delusioni, insubordinazioni, rivoluzioni fallite ma soprattutto di brutte fig

Napoli.  

Quelle passate sono state settimane intense, giorni pieni di veleni, di delusioni, di insubordinazioni, di rivoluzioni fallite ma soprattutto di brutte figure.
Sono stati i giorni del tormentone dei giocatori mercenari e viziati, incapaci di rispettare le scelte della dirigenza e vogliosi di tornare a casa a giocare con la play-station e a mettere foto sui social con le mogli e i figli.

Sono stati i giorni delle allerte meteo e delle scuole chiuse, situazione che ormai assume un risvolto esilarante a leggere i commenti con cui gli studenti riempiono il web ma che in realtà dimostra come in una città che non ha più cura del verde e dell’arredo urbano ogni folata di vento e ogni pioggia si trasforma in un rischio reale per l’incolumità pubblica. 

Sono stati i giorni dell’ennesimo rimpasto, che il sindaco Luigi de Magistris ha presentato con la solita narrazione rivoluzionaria e combattiva, ma questa volta la città non ha accettato e ha reagito. Sulla messa a riposo dell’astore Laura Marmorale si sono sollevati gli scudi dei compagni di strada del sindaco di strada, con padre Alex Zanotelli che prima per il sindaco era un uomo da seguire e ora dovrebbe tornare a fare il missionario. Ma anche la sostituzione all’assessorato della cultura e del turismo di Nino Daniele, acclamato alla fine da tanti di quella Napoli culturale che resta spesso nascosta e sonnecchiante davanti alle vicende politiche cittadine, con Eleonora de Majo, ex-consigliera comunale, espressione di Insorgenzia e di quel mondo dei centri sociali con i quali il “rivoluzionario” arancione ha stretto un patto di ferro durante il primo mandato e che sono stati utilissimi per la rielezione del 2016. Sulla nomina della de Majo si è scatenato un vortice di indignazione a causa di alcune sue dichiarazioni contro Israele rilasciate anni addietro che però sono così pesanti e così ancora condivise dalla sua base di riferimento che la Comunità Ebraica ha protestato in maniera chiara e netta per questa nomina. 
Il sindaco ha provato, a quel punto, a mettere sul tavolo il solito trucco di magia per affascinare il popolo e chiudere le polemiche: la proposta di dare la cittadinanza onoraria di Napoli a Liliana Segre, la senatrice a vita che fu deportata da bambina nei campi di concentramento nazisti e che oggi è costretta a vivere alla veneranda età di ’89 anni con la scorta perché al centro di una valanga di odio social.  Tutto nella tipica narrazione demagistriana con il colpo di teatro che gli permetterebbe di chiudere tutte le polemiche. Peccato che però la senatrice a vita non è disposta a farsi strumentalizzare e non ha alcuna intenzione di trasformarsi in un simbolo dei rivoluzionari arancioni napoletani e rifiuta la cittadinanza citato adidtuttura il valore di Napoli nella resistenza italiana, un valore che non può essere offeso con strumentalizzazioni di alcuna sorta. 

Sono stati giorni difficili per la città, giorni di voragini, di sfollati, di problemi veri. E mentre a via Masone la strada sprofondava in un cantiere di quelli infiniti e le famiglie vanivano evacuate, il sindaco era con la nuova Assessore a studiare vie d’uscita mentre si presentavano installazioni artistiche a Piazza Municipio. 

Sono stati giorni di brutte figure per Napoli, per il Napoli e per i napoletani. Dalle curve dello stadio San Paolo come dalle strade della città, si sono alzati i fischi di chi è abituato a perdere, di chi non ha vinto quasi mai. Si è gonfiato il dissenso e l’esasperazione di chi ha sempre voluto giocare tutte le partite a prescindere dai pronostici e della possibilità, con la dignità, la convinzione e la forza tipiche dei partenopei.