Cinquant'anni fa, il 26 giugno 1975, moriva a Roma san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. Un sacerdote, un innamorato di Dio, un padre con lo sguardo aperto e il cuore appassionato, che ha cambiato per sempre il modo in cui molti cristiani guardano alla vita quotidiana.
In questi cinquant’anni, le figlie e i figli spirituali di san Josemaría - laici e sacerdoti, donne e uomini, nei cinque continenti - hanno camminato lungo la “traccia” da lui aperta: quella di una santità possibile, concreta, alla portata di ogni battezzato. Senza proclami, senza fughe dal mondo, ma con la fedeltà al Vangelo vissuto nella vita di ogni giorno.
San Josemaría ha insegnato, spesso anticipando i tempi, che Dio non si incontra in un altrove lontano, ma nei gesti piccoli e ripetuti del quotidiano: una scrivania, una corsia d’ospedale, il banco di scuola, un’officina, una casa piena di voci e pentole sul fuoco.
Il suo era un cristianesimo incarnato, allegro, esigente e profondamente umano. Chi l’ha conosciuto lo ricorda capace di passare dal raccoglimento più profondo a una battuta spiazzante, dal consiglio forte alla tenerezza paterna. «26 anni, grazia di Dio e buonumore»: così si descriveva ai tempi della fondazione dell’Opus Dei, nel 1928. Quel buon umore non lo ha mai lasciato. E ha contagiato generazioni.
A Napoli, la Messa per il cinquantesimo anniversario sarà celebrata dal card. Crescenzio Sepe oggi, 25 giugno, alle 18.30 presso la Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte.