Elezioni regionali: stesso film, stessi attori, stesse macerie

Probabilmente sarà l'ennesima riedizione della sfida tra De Luca e Caldoro

Napoli.  

In primavera il popolo campano sarà chiamato ad eleggere chi guiderà palazzo Santa Lucia. Un ente, quello regionale, che negli anni ha acquisito sempre più potere e che spesso viene visto e percepito come la vera stanza dei bottoni, il vero produttore e divisore di risorse pubbliche, l’unico baluardo di una politica forte e capace di fare gestione in un’epoca nella quale chi governa non sembra avere più né risposte concrete né risorse ingenti per creare le solite clientele. 

Nonostante l’importanza fondamentale di questo ente, la classe dirigente campana sembra essersi ibernata pronta a scongelarsi ad ogni tornata elettorale riproponendo gli stessi nomi e gli stessi volti e quando non sono gli stessi volti ci sono almeno gli stessi cognomi. 

Le voci si inseguono da giorni e quasi sicuramente la sfida sarà l’ennesima riedizione De Luca-Caldoro. Stessi nomi, stessi cognomi delle ultime due elezioni regionali, 2015 e 2010, che si sfideranno con le facce un po’ più rugose e appoggiati da qualche sigla di partito che ha aggiunto o perso una lettera. 

Nel 2010 Caldoro vinse con un buon 54,25%, contro un 43,04% raccolto da Vincezo De Luca che per la prima volta aveva provato a conquistare Santa Lucia da Salerno. Erano gli anni dell’emergenza rifiuti, della fine dell’impero di Antonio Bassolino. Anni nel quale al centrosinistra non restava che raccogliere le macerie di una realtà politica ormai finita. 

Nel 2015 De Luca con accordi larghissimi, che portarono nelle file del centrosinistra figure di chiara formazione di destra anche estrema, raccolse un buon 42,25% battendo l’uscente Caldoro che invece raggiunse un magro 38,38. Erano gli anni rampanti del governo Renzi, con il Pd che aveva il vento in poppa e che l’anno precedente aveva raggiunto il record di consensi alle europee. Questa volta a dover fare i conti con le macerie era il centrodestra di Caldoro, con Forza Italia oramai ridotta alla marginalità, con il Cavaliere già travolto dagli scandali e oscurato da nuove stelle politiche più luccicanti.

Ci prepariamo a guardare lo stesso film anche per il 2020 con gli stessi protagonismi, questa volta però entrambi con un problema di macerie. Il centrosinistra non esiste e non ha alcuna leadership nazionale capace di influenzare il voto di opinione campano. Il centro destra, pur trainato dalle due social star Salvini e Meloni,  in Campania ha rappresentanti tutt’altro che seguiti e soprattuto poco spendibili a livello comunicativo e di opinione.

Tutto è pronto per l’ennesima ripetizione, come a dimostrare che in Campania nulla può cambiare, che non è mai il tempo dei giovani e che non arriverà mai il momento che segna, una volta e per sempre, quella forte discontinuità politica e culturale di cui questa regione ha un terribile bisogno. 
Tutto è pronto per la terza replica di un film per il quale non conviene neanche comprare il biglietto. 

A breve si spegneranno le luci e le porte della sala saranno chiuse ma purtroppo nessuno sarà in sala né per guardare né tanto meno per mangiare i popcorn che ormai avrebbero un pessimo sapore di stantio.