Napoli: il Comune prima di aprire le scuole vuole i dati

L’assessore Palmieri si dice contenta che “il Presidente della Regione abbia cambiato idea”

napoli il comune prima di aprire le scuole vuole i dati
Napoli.  

Continua il rimpallo e lo scontro tra il Comune di Napoli e la Regione, una vera e propria lotta che ormai non si è più solo tra de Magistris e De Luca e non si ferma alle televisioni, né alle dirette Facebook. 

Il Comune di Napoli ha infatti fatto sapere che non emanerà provvedimenti restrittivi rispetto alla riapertura delle scuole dell'infanzia e delle prime elementari decisa oggi dall'Unità di crisi della Regione Campania e fissata per il 25 novembre e fin qui tutto bene. Tuttavia però il Comune vuole, per riaprire le scuole in città, ricevere e leggere l’ordinanza regionale e, soprattutto,  vuole prendere  visione degli esiti dello screening con riferimento alla situazione cittadina. Il Comune chiede dunque i dati sui quali oggi la Regione ha deciso di riapre le scuole dell’infanzia e la prima elementare. 

''Siamo contenti che il presidente della Regione e l'Unità di crisi abbiano in qualche modo cambiato idea sulla pericolosità delle scuole che non sono più ritenute un contesto pericoloso a seguito dello screening condotto - dice  l'assessore all'Istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri - pertanto se la Regione è favorevole alla riapertura sulla base di dati confortanti, noi siamo contenti che sia venuta su una posizione che questa amministrazione ha sempre avuto: le scuole non sono luogo di contagio''. 

L'amministrazione chiede di avere le risultanze dello screening effettuato sul territorio cittadino ''divisi quartiere per quartiere per valutare l'esistenza di contesti particolari ed assumere eventuali decisioni''. 

Rispetto alle preoccupazioni delle famiglie, Palmieri ricorda che le scuole dell'infanzia, rivolte al segmento 0-6 anni, ''non sono obbligatorie. Se le famiglie si sentono più sicure a tenere il proprio figlio in casa non c’è alcun obbligo. In questo caso la scuola è un'opportunità di socializzazione. Le prime elementari - sottolinea Palmieri - costituiscono la platea più difficile da raggiungere con la didattica a distanza ma potrebbero anche esserci scuole in cui la dad ha funzionato bene per le prime elementari. Pertanto mi impegno a parlare con tutti i contesti scolastici per sapere che cosa si registra nelle loro comunità per ragionare insieme. Mi auguro - conclude Palmieri - che le comunità scolastiche vivano questa riapertura con grande serenità visto che anche a loro è data libertà di decisione''.