Candidature, l'ira di De Luca: "Basta barbarie e inciviltà"

Il governatore difende la candidatura del figlio e replica a Marco Rossi Doria: "Falsi moralismi"

di Pierluigi Melillo

Verso il voto entra nel vivo la campagna elettorale. Il caso rimborsi accende lo scontro a livello nazionale tra Renzi e il Movimento cinque stelle, mentre in Campania si inasprisce la polemica sui cognomi pesanti dei candidati, tra figli e nipoti di personaggi che hanno una valenza politica di rilievo.

Il governatore Vincenzo De Luca è inseguito in questa campagna elettorale dalla questione del figlio Piero candidato Pd alla Camera a Salerno e nel proporzionale a Caserta: “Abbiamo raggiunto incredibili livelli di barbarie e inciviltà”, ha detto il governatore che ha aggiunto: “Si fatica a pensare alle persone per quello che sono. Vorrei davvero che questo diventasse un paese civile”. A confortare il governatore arrivano gli ultimi dati sui sondaggi che vedono il Pd in recupero, anche nel collegio di Salerno dove De Luca junior alla fine dovrebbe spuntarla sugli avversari. Il clima, però, non è dei migliori. Il presidente della Regione ha replicato in maniera pacata anche a Marco Rossi Doria parlando di “falsi moralismi”. L'ex maestro di strada candidato Pd a Napoli nel collegio uninominale di San Lorenzo, presentando la sua candidatura, aveva stigmatizzato le scelte dei partiti sui “figli di papà”. Una polemica che si è infiammata nel momento in cui su facebook il presidente Eav Umberto De Gregorio ha ricordato a Rossi Doria che anche il suo è un cognome pesante, riferendosi al padre, il grande meridionalista Manlio Rossi Doria.

“Consiglierei - ha scritto De Gregorio - a Marco Rossi-Doria, persona che stimo e che voterò, di non alimentare polemiche inutili, proprio lui che porta un cognome pesante che certamente ha influenzato, in un modo o nell’altro, la sua vita. Ora è il momento dei fatti, di raccogliere voti, di ampliare il consenso”. Insomma, la polemica sul familismo di sicuro non finirà qui.