Covid-19, da Salerno a Londra: "Ho paura ma resto"

L'intervista ad una giovane 25enne salernitana, lontana da casa durante la pandemia globale

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Salerno.  

Venticinque anni, una valigia colma di aspettative e speranza, voglia di vincere, di rivalsa. Sono tanti gli italiani e i salernitani che negli ultimi anni hanno deciso di cambiare radicalmente vita, lavoro, casa, per iniziare un nuovo percorso fatto solo di indissolubili possibilità.

Quando si parte per cambiare vita l’ultima cosa che ci si aspetta è vivere una pandemia globale, che ti fa venire voglia di essere italiano. Già, perché solitamente chi decide di salire sul primo volo è proprio perché in Italia questo senso di appartenenza, il più delle volte, l’ha perso a causa di un lavoro che non c’è.

Il coronavirus, intanto, di giorno in giorno l’Italia la sta unendo. Sono infiniti i messaggi dei giovani che sventolano, in un modo o nell’altro, la nostra bandiera, augurando una pronta “guarigione” al paese.

È il caso di Francesca Amato, salernitana, 25 anni, a Londra da ormai due anni e nel campo dell’ospitalità. Londra che è da sempre meta ambita, meta di possibilità, oggi fa paura.

Il governo ha deciso ieri di chiudere scuole e università, minimizzando in queste settimane la pandemia già arrivata in Italia e costringendo tanti ad agire individualmente.

“Il governo da ieri ha annunciato la chiusura di scuole, università, teatri, cinema e grandi magazzini. Tanti siamo gli italiani a Londra, circa 700mila, e l’unica cosa che tutti stiamo aspettando è il lockdown della città”. Ci racconta Francesca.

Gli italiani che avevano deciso di lasciare il Bel Paese ora ci guardano, sperando che la loro seconda cosa si muova esattamente come noi. Il turismo è fermo, le città iniziano a svuotarsi e le case a riempirsi. A Londra è ancora presto per vedere le file ai supermercati, ma non è mai troppo tardi per decidere di agire consapevolmente, acquistando mascherine e guanti per salvaguardare la salute.

Da quanto tempo sei a Londra?

“Da esattamente due anni. Lavoro come Supervisor in un pub di una delle più grandi e ricche compagnie inglesi. In questi giorni stiamo lavorando molto poco, turisti zero, e la maggior parte degli inglesi che può lavora da casa. Le ore di noi dipendenti della “hospitality”, cioè ristorazione, sono state drasticamente tagliate. Io da italiana sono anche contenta di questo perché, vedendo la difficile situazione che c’è nel mio paese, preferisco lavorare di meno e stare a casa piuttosto che mettere a rischio la mia salute”.

Il governo inglese non si è mosso da subito come accaduto in Italia. Cosa vi aspettate?

“Ieri è stata annunciata la chiusura di scuole, università, teatri, cinema e grandi magazzini. Faccio parte di un gruppo Facebook chiamato “Italiani a Londra”, in questi giorni purtroppo leggo solo post di persone terrorizzate”.

Hai mai pensato di rientrare in Italia in questo periodo di emergenza?

“Leggo di tante persone che vogliono tornare in Italia. Qui i costi della vita sono alti e se non si lavora per mesi, non sappiamo come fare. Non è un momento facile per tutti noi giovani qui a Londra soprattutto perché siamo lontani dalle nostre famiglie, le uniche persone più importanti della nostra vita. Non vi nascondo che qualche giorno fa anche io, per un attimo, ho pensato di voler tornare in Italia. La mia famiglia è lì ma, ormai, qui ho un buon lavoro e da poco ho anche affittato una casa con il mio ragazzo”.

Cosa vorresti dire ai tanti che hanno fatto la tua stessa scelta?

“Vorrei solo dire a tutti gli italiani a Londra che in questo momento hanno tanta paura, di stare sereni perché il governo non ci lascerà senza soldi, gli accordi per tre mesi senza pagare affitti sono stati già presi. Mantenete la calma, pregate se siete credenti, tenete duro e dimostriamo a tutti che siamo un popolo forte”.