Svimez con De Luca: 200mila assunti negli uffici statali

In Campania cresce il Pil e la povertà. Ma mancano migliaia di posti nella Pa.

I dati sugli indigenti e le famiglie a rischio sono impressionanti. L'economia cresce, ma nessuno se n'è accorto. Aumenta l'emigrazione. Campania a rischio desertificazione

di Luciano Trapanese

Il Pil cresce, l'emigrazione pure. E anche la povertà. I dati Svimez sulla Campania – e su tutto il Sud – raccontano una verità in aperta contraddizione. Con dati macroeconomici che si scontrano con il quotidiano. In pratica: siamo vicini ai dati di crescita del centro-nord, ma la crisi morde lo stesso. Inesorabile.

In questo quadro emerge anche una realtà che contraddice l'immagine di un sud assistito e composto da milioni di dipendenti pubblici. Sono meno rispetto al centro nord e in netto calo (ma di questo parleremo dopo).

C'è un dato impressionante: l'undici per cento delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Ma non basta: il 39 per cento è a rischio. Il dato più alto di sempre. Si è allargata anche la forbice della diseguaglianza. Con una classe media – e questo è un fenomeno risaputo -, che si sta velocemente disintegrando. Tutto questo incide sui consumi, e naturalmente su qualsiasi ipotesi di ripresa economica. Ed è la ragione principale per la crescita consistente dell'emigrazione.

Più di novemila campani nel 2016 hanno deciso di trasferirsi altrove. Un dato preoccupante. Che sommato al calo della natalità, alla poca attrattiva per gli immigrati, rischia di trasformare in qualche decina di anni la Campania in un deserto. Con tanti anziani. E pochi giovani, già con la valigia pronta.

Rispetto a questo quadro, cosa racconta quel Pil in crescita? Serve forse a giustificare quell'incipit quasi trionfalistico del rapporto Svimez (che poi però entra nel dettaglio e regala molte tinte fosche): «Il Mezzogiorno è uscito dalla "lunga recessione", nel 2016 ha consolidato la ripresa, facendo registrare una performance ancora superiore, se pur di poco, rispetto al resto del Paese, proprio come l'anno precedente, che avevamo giudicato per molti versi "eccezionale". La ripresa si consolida, un risultato dunque per nulla scontato, confermato dalle nostre previsioni, in cui il Mezzogiorno tiene sostanzialmente il ritmo della ripresa nazionale (nel 2017 +1,3%, l'Italia va al +1,5%)».

Quei più virgola qualcosa dicono davvero poco. Soprattutto quando si parte dal fondo. Possono essere piccoli segnali intermittenti. Briciole di speranza. Ma l'economia reale dice altro. E lo segnala lo stesso Svimez. Quando aggiunge: «Non sono mai stati registrati indici di povertà così alti nel Sud».

C'è poi il dato degli statali. Il forte ridimensionamento nel Mezzogiorno elimina (e finalmente!), una delle tante leggende sul sud aggrappato come una sanguisuga alla mammella pubblica. Addirittura lo Svimez ritiene che la sfida per migliorare l'efficienza dei servizi nel meridione «passa per una sua profonda riforma, ma anche per un suo rafforzamento attraverso l'inserimento di personale più giovane a più alta qualificazione. Ciò - conclude il report - a dispetto dei luoghi comuni che descriverebbero un Sud inondato di risorse e dipendenti pubblici».

E quindi torniamo a una tesi sostenuta qualche mese fa dal governatore De Luca, quando ha proposto – proprio per rendere efficiente la macchina pubblica – l'assunzione di 200mila giovani nella pubblica amministrazione. Quella proposta aveva sollevato – a dir poco – qualche perplessità. E molti avevano bollato quell'idea come neo assistenzialismo. Ora, invece, numeri alla mano, quella proposta rivela un suo fondamento. E di fatto potrebbe rappresentare una boccata d'ossigeno per la nostra regione. E per tanti giovani che sono costretti a partire o sopravvivono tra un precariato e l'altro (quando sono fortunati).