«Ragazzi avellinesi, reagite subito o sarà troppo tardi»

L'appello di Nicholas Ferrante, il nome nuovo del Pd irpino. «Serve un ricambio radicale»

«Via Tagliamento è diventato un luogo infrequentabile. Oggi la vera politica si fa altrove, nelle associazioni...»

Avellino.  

 

 

di Luciano Trapanese

«Questo è il momento. Non si può aspettare ancora, non si può immaginare di vivere in un territorio ridotto così per altri venti anni. Se non reagiamo adesso, intorno avremo il deserto. Bisogna capirlo, e capirlo in fretta. Tutti».

L'appello è di Nicholas Ferrante, 22 anni, la voce nuova del Pd irpino. Assurto agli onori della cronaca politica nazionale dopo un durissimo e accorato intervento a un'assemblea romana del partito nel marzo scorso.
Il suo è un invito ai giovani irpini (in particolare, ma non solo). Una sollecitazione a riappropriarsi del futuro, a cominciare dalla partecipazione, dall'impegno, dalla politica.
«Parlo con tanti coetanei, hanno voglia di fare e cose da dire. Ma trovano porte chiuse e indifferenza».
Non basta bussare alle porte di un partito?
«Non direi. Prenda il Pd avellinese. La sede di via Tagliamento è un luogo infrequentabile. Il partito è visto con diffidenza, per non dire peggio. Un posto disponibile solo agli amici degli amici, dove comandano sempre gli stessi. E proprio perché sono sempre gli stessi restano ancorati al passato, non hanno più la capacità e la voglia di andare oltre. Sono fermi in quell'arco temporale che va dal 1970 al 1990, e forse mi sono anche allargato troppo».
Ma non c'è la sezione giovanile?
«C'è qualche bravo ragazzo e poco altro. Ma sono, come dire, completamente inquadrati. Si muovono secondo logiche antiche, quelle imposte da chi è lì da sempre. E magari, qualcuno ritiene che quella sia l'unica strada possibile per ottenere qualcosa...»
C'è ancora questa logica?
«Sì, purtroppo. E non solo nel Pd. Molti ragazzi, soprattutto ad Avellino e provincia, vivono la politica come strumento per ottenere qualche vantaggio. Anche se magari oggi quel vantaggio si riduce a qualche nocciolina. E' un paradosso, ma la politica, quella vera, ora si fa altrove, nelle associazioni...»
E' da una vita che si parla di crisi della rappresentanza, del distacco tra la politica e il mondo reale...
«Se ne parla, ma senza voler capire che la soluzione è in un rinnovamento coraggioso e radicale. Non solo della classe dirigente, ma del modo di essere partito. Renzi ha sbagliato molte cose, ma il suo più grande fallimento è proprio questo. Non ha rinnovato nulla. Ad Avellino la situazione è anche peggiorata. Ci sono sempre gli stessi. Più stanchi e più distanti. Ma non solo. Le candidature alle politiche sono state decise a Roma e così anche alle amministrative. Una chiusura totale».
Una chiusura che ha avuto conseguenze gravi...
«Sì, e che va oltre le sconfitte di marzo e giugno. Il Pd viene visto ovunque come un partito delle élite, distante dalle questioni sociali, che si perde in tecnicismi incomprensibili, incapace di comunicare con i cittadini».
Cosa che non accade né per i 5Stelle né per la Lega...
«Vero, loro hanno anche capito come comunicare sui social. Sarebbe quasi preferibile scegliere a caso tra le prime venti, trenta persone che si incontrano per strada e chiedere cosa vogliono e cosa si aspettano da un partito di sinistra. In fondo, con le piccole ma sostanziali differenze, quello che fanno i 5Stelle».
Sarebbe il caso di fare primarie ad Avellino anche per scegliere, oltre al sindaco, anche i candidati consiglieri?
«Perché no. Soprattutto se le primarie vengono fatte seriamente. Potrebbero dare un impulso, aprire le porte. Spingere tanti a mettersi in gioco. Se prendono voti competono per entrare in consiglio. Senza il filtro oscuro di via Tagliamento, senza passare per il segreto di stanze dove c'è qualcuno che decide chi sì e chi no. Penso che tanti si siano allontanati dall'impegno politico anche per questo. Perché – sono stati costretti a pensare - alla fine restano sempre i soliti nomi, l'immutabile identica classe dirigente, politicamente incartapecorita e capace di esibire soltanto una desolante e scadente comprensione di un mondo che cambia. Che è già cambiato da un pezzo».
Ad Avellino il Pd critica Ciampi, ma ha dimenticato di analizzare le ragioni della clamorosa sconfitta elettorale...
«Sì, come accade anche a livello nazionale, dove oltretutto dimostrano di non saper fare opposizione. E così si prestano a tutti i trucchi di Salvini e Di Maio, che spostano continuamente l'attenzione su temi diversi e non consentono quindi di approfondire le questioni più serie, quelle sulle quali non sanno dare risposte concrete, come le difficoltà nel far quadrare i conti e mantenere certe promesse elettorali. Ad Avellino invece sperano che l'incapacità del governo 5Stelle basti a superare la crisi che ha investito il partito. Naturalmente è un calcolo sbagliato. Non è mica detto che chi ha voltato le spalle al Pd per votare 5Stelle poi torni indietro. Soprattutto se non cambia nulla. Magari la prossima volta quel voto diventa una astensione. E vale ad Avellino come in tutto il Paese».
Un momento comunque estremamente delicato...
«Sì, e la percezione precisa di quello che accade sembra sfuggire ai più. E' un po' come quando fanno i convegni su “I giovani e la politica”. Capiscono l'importanza del tema, ma poi i contenuti sono di una banalità sconcertante. Quando vedo iniziative di quel tipo mi tengo alla larga. Serve un ricambio profondo e non solo generazionale. Servono nuove energie. Di giovani, certo. Ma anche di quanti si sono allontanati dall'impegno perché sconcertati, per non dire altro, dal sistema politico degli ultimi venti anni. Mi rivolgo a loro, e soprattutto ai miei coetanei: non possiamo aspettare, non possiamo non avere voce sul nostro futuro, non possiamo continuare a subire scelte senza neppure conoscerle, non possiamo non reagire. Il momento è questo...»