Chiusure festive? Di Maio falle ad Avellino e non rompere

Dura presa di posizione del sindaco milanese. Che tira – sbagliando – in ballo il capoluogo irpino

Il primo cittadino lombardo è stato anche più esplicito e volgare. Una uscita infelice.

La città di Avellino e l'intera provincia vengono tirate in ballo, loro malgrado, nella rovente polemica sulle aperture domenicali dei negozi. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, durante il suo intervento in un convegno alla Bicocca, ha utilizzato frasi non proprio convenzionali per bocciare la proposta del ministro Di Maio: «Se la vogliono fare (la riforma delle chiusure festive ndr) in provincia di Avellino la facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti».

Sintetizzando: la riforma delle aperture degli esercizi commerciali falli a casa tua (Avellino), e non rompere le palle a Milano. Di Maio aveva promesso la regolamentazione entro la fine dell'anno. Una questione divisiva, avversata da molte categorie e dalla stessa grande distribuzione. Della riforma non s'è più parlato, scavalcata per importanza da questioni come immigrazione, bilancio, decreto sicurezza e quello di dignità, confronto con l'Ue e la prescrizione. Ma resta sul tappeto e prima o poi verrà affrontata.

La battaglia per le chiusure domenicali è antica per il Movimento 5Stelle, precede e di molto l'arrivo alla guida del governo. Un passo indietro potrebbe essere visto come un altro cedimento alla Lega, che sembra più propensa a lasciare libertà di scelta sulla chiusure e al limite avviare una regolamentazione più blanda.

Di certo Avellino viene tirata in ballo per i natali di Di Maio (venuto alla luce in Irpinia, ma vissuto sempre a Pomigliano con la sua famiglia), e non – crediamo – perché a governare il capoluogo ci sia un esecutivo del Movimento.

«La proposta dei 5Stelle – ha continuato Sala - la trovo una follia. E poi perché dovrebbe garantire la liberà nei giorni di festa a chi gestisce negozi e ad esempio non i giornalisti? Qual è il senso? Beh, oltre ai giornalisti ci sarebbero i pasticcieri, i netturbini, i medici, gli infermieri, gli edicolanti, i ferrovieri, e così via...

Una cosa comunque va detta. Ci siamo lamentati per il linguaggio non proprio adeguato del sottosegretario Carlo Sibilia, questa volta fuori dal vaso l'ha fatta un politico altrimenti molto moderato come Beppe Sala. Niente da fare, il clima è quello che è. Dovremo abituarci, purtroppo, alla volgarità in politica. E questa è un'altra pessima notizia.

Sulla vicenda è intervenuto anche Nicola Grasso, della Cidec Avellino: «Il sig. Sala offende gratuitamente la provincia di Avellino, confondendo la città di nascita del vice-premier con la città di residenza (Napoli), per sminuire una proposta che è da anni sul tavolo delle associazioni di categoria e dei Sindacati e che vorrebbe liquidare come una proposta provinciale e non adatta alla sua Milano, capitale europea del terziario. Peccato che a Monaco di Baviera, Parigi e Londra questa regolamentazione esiste da tempo e solo in Italia il milanese Monti ha liberalizzato con il suo governo tecnico/lobbistico».