È arrivato stamane, con una comunicazione ufficiale via PEC, il riscontro della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione InvestItalia al Comune di Avellino: la progettazione del “Parco della Stazione – Borgo Ferrovia” si è chiusa regolarmente, i conti tornano, e il Ministero ha disposto il saldo finale del finanziamento. Con la nota USG 547/2025, firmata dal magistrato della Corte dei conti Marco Villani, il Segretariato generale della PCM ha attestato che “i servizi sono stati affidati nei tempi previsti, i progetti approvati e rendicontati, e le verifiche di conformità eseguite”. Tutto, insomma, risulta in regola: dal cofinanziamento comunale alle firme sui certificati di regolare esecuzione. Il Comune incassa così 159.238 euro di saldo, dopo l’anticipazione di 186mila euro già erogata, chiudendo un contributo complessivo di 625mila euro con un’economia di spesa di quasi 280mila euro. Un risultato contabile impeccabile, ma che fotografa solo la fase di progettazione: non un mattone è stato ancora posato.
Dalla PCM il “via libera” finale, ma nessun cantiere all’orizzonte
Il progetto “Parco della Stazione per un turismo sostenibile” nasce dal programma Italia City Branding 2020, un’iniziativa sperimentale della Presidenza del Consiglio per finanziare studi e progetti di rigenerazione urbana nei capoluoghi di provincia. Ad Avellino, la proposta — firmata dallo Studio Bargone Architetti Associati e dall’agronomo paesaggista Luciano Mauro — immagina la rinascita dell’area ferroviaria di Borgo Ferrovia: una cintura verde, nuovi percorsi pedonali, la rifunzionalizzazione degli edifici dismessi delle Officine FS, la “Torre dell’Acqua” come centro espositivo e un “Museo del Paesaggio” nell’ex foresteria. Una visione suggestiva, ma rimasta sospesa tra piano urbano e utopia progettuale.
L’avviso pubblico del 2020 copriva soltanto la progettazione definitiva/esecutiva, non i lavori.
Il Comune, ora commissariato dopo la caduta della giunta Nargi, dovrà trovare nuovi canali di finanziamento per la fase esecutiva, stimata in oltre 13 milioni di euro.
La stazione fantasma
Eppure, mentre le carte tornano, i treni no.
La stazione ferroviaria di Avellino — da cui un tempo partivano convogli verso Napoli, Benevento e Salerno — non vede un servizio passeggeri regolare da anni. La linea Benevento–Avellino–Salerno è formalmente “sospesa”, e la stessa Rete Ferroviaria Italiana la mantiene in vita solo sulla carta. In questo contesto, parlare di “Parco della Stazione” suona quasi paradossale: un grande intervento di riqualificazione intorno a una stazione senza treni, un progetto di intermodalità in una città rimasta tagliata fuori dai binari.
Per alcuni, la sfida è proprio questa: restituire senso e funzioni a un luogo simbolico dell’abbandono urbano.
Per altri, è una ferita aperta nel tessuto cittadino, destinata a cicatrizzarsi solo quando — e se — Avellino tornerà collegata al resto della Campania su rotaia.
Una nuova partita da giocare
La notizia della liquidazione ministeriale chiude dunque la fase amministrativa, ma apre quella politica: il Comune (oggi retto dal commissario prefettizio) dovrà decidere se proseguire la partita, candidando il progetto nei bandi del PNRR complementare, del Fondo per la rigenerazione urbana o in accordo con Ferrovie dello Stato per la valorizzazione delle aree ferroviarie dismesse. Il rischio, concreto, è che “Borgo Ferrovia” resti un piano bellissimo ma inattuato, archivio di relazioni tecniche e rendering costosi ma inerti. A sette anni dal primo protocollo d’intesa del 2018, e a cinque dalla firma della convenzione con Roma, la domanda resta la stessa: Avellino riuscirà davvero a far ripartire il suo treno più importante — quello della trasformazione urbana — prima che la ruggine seppellisca anche i sogni?
