Scosse di terremoto in Irpinia generate da una faglia inversa. E' l'ipotesi che si fa spazio tra gli esperti e sismologi, che ora dopo ora analizzano i dati ottenuti dai sistemi di rilevazione, relativi alla sequenza sismica che ha interessato la provincia di Avellino nello scorso fine settimana. A destare particolare preoccupazione - ma senza nessun danno di rilievo - sono stati i due sismi di magnitudo 3.6 di venerdì alle 14.40 e quello di magnitudo 4.0 delle 21.49 di sabato sera.
"Abbiamo ancora pochi dati, ma sicuramente si è attivata una struttura sismogenetica, una faglia, che sta generando questi terremoti. Potrebbe trattarsi di una faglia inversa, ma stiamo aspettando ulteriori conferme. Non possiamo fare previsioni”. Spiega Maurizio Pignone, Geologo dell'Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
"Gli eventi si sono collocati tutti a una profondità media di 15km, con la presunta attivazione della cosiddetta faglia inversa, essendo un terremoto di origine tettonica - da non confondere con le scosse registrate nei Campi Flegrei che hanno origine vulcanica, ndr - ". Spiegano gli esperti.
Le faglie cosa sono
Le faglie, in generale, non solo altro che fratture della crosta terrestre che causano uno spostamento delle masserocciose presenti lungo il piano di rottura (chiamate blocchi di faglia) come si legge sul portale geopop. A seconda del movimento reciproco tra i due blocchi è possibile distinguere varie tipologie di faglia: nel caso di Avellino il blocco a tetto (quello superiore) ha effettuato uno scorrimento al di sopra di quello a letto (quello inferiore), sollevandosi.
«Questo tipo di movimento è indice di una compressione e, solitamente, l’angolo di queste faglie si aggira attorno ai 30° - si legge in un articolo dedicato sul magazine di riferimento -. La caratteristica più significativa di queste faglie è che, essendo il prodotto di una compressione, producono accavallamenti che alla macroscala e nel corso delle ere geologiche sono in grado di dar vita a catene montuose».
