«Non voglio soldi, ma giustizia per mio fratello ucciso così»

Operaio morto a Montella in cantiere: 5 rinvii a giudizio. Le parole strazianti della sorella.

Raffaele Musto è deceduto schiacciato da una frana mentre lavorava al cantiere di un depuratore a Montella a maggio del 2016. Oggi sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo tre persone e due aziende.

Montella.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Non voglio soldi, ma giustizia per mio fratello. Lui non vedrà i suoi figli crescere e se fossi morta io avrebbe rivoltato il mondo. Chi è colpevole deve pagare». Rosa Musto ha le lacrime agli occhi quando la ascoltiamo all'uscita dell'aula gup del tribunale di Avellino. Dove questa mattina si è celebrata l'udienza preliminare a carico di tre persone e due aziende accusate di omicidio colposo per il decesso dell'operaio, Raffaele Musto. Il cinquantenne è rimasto schiacciato da una frana, mentre lavorava nel cantiere di un depuratore a Montella, quel maledetto 3 maggio del 2016.

Oggi il giudice per le udienze preliminari, Antonio Sicuranza, ha rinviato a giudizio tutti gli imputati: gli imprenditori A.F., 47 anni di Atripalda, e il 65enne A.B., di Castronuovo di Ponza, titolari delle ditte sotto indagine (attività rinviate a giudizio), e il 56enne M.G., dipendente comunale di Montella e coordinatore in materia di sicurezza per i lavori contestati. Il processo inizierà il prossimo 19 gennaio dinanzi al giudice, Giulio Argenio.

La sorella di Musto, assistita dall'avvocatessa, Valentina Musto, si è costituita parte civile nei confronti dei tre imputati e agirà in sede civile contro le due aziende coinvolte nell'indagine: in quella sede sarà affiancata dal legale, Vincenzo Dino Iasuozzi. La signora non ha voluto accettare l'accordo economico proposto da uno degli imputati. Intervistata da Ottopagine.it ha ribadito: «Non è una questione di soldi. So che non riavrò mai mio fratello indietro, ma pretendo giustizia per la sua morte».

Le altre dieci parti offese, rappresentate dall'avvocato Michele D'Agnese, hanno deciso di procedere direttamente in sede civile.

La difesa del tecnico comunale ha eccepito l'inutilizzabilità della consulenza della Procura firmata dagli ingegneri, Alessandro Lima e Carmine Marinelli, coadiuvati dal geologo, Giovanni Auriemma, e dal medico legale, Elena Picciocchi. Eccezione respinta dal gup dopo l'opposizione del Pm, Luigi Iglio, e dell'avvocatessa, Musto, che hanno fatto presente, con successo, come sulla questione dovesse esprimersi il giudice del dibattimento. Il magistrato Argenio avrà l'ultima parola anche su un'altra eccezione sollevata oggi in aula relativa alla trasmissione di alcuni documenti già presenti nel fascicolo del pubblico ministero.

La Procura, che ha delegato le indagini ai carabinieri di Montella diretti dal luogotenente, Stefano Nazzaro, fra le altre cose ha contestato il consolidamento e l'armatura del terreno compromesso dalle piogge e gli agenti atmosferici, la presunta assenza del divieto ai lavoratori di avvicinarsi alla parete di attacco interessata da alcuni interventi e la ipotetica assenza delle necessarie armature di sostegno delle pareti dello scavo. Accuse sempre respinte dai diretti interessati che ora proveranno a dimostrare la loro innocenza durante il processo quando saranno affiancati dagli avvocati Carmela Tirella, Nello Pizza, Giuseppe Saccone, Donatello Cimadomo, Paolo Lorusso, Simone Castellano e Paolo Cillis.