Cantelmo: «Autostrade poteva evitare la strage. Condannateli»

Chieste le condanne per l’ad Castellucci e alcuni funzionari della società.

La Procura di Avellino ha chiesto oltre un secolo per funzionari della società e l'amministratore delegato. Oltre ad annunciare l'inchiesta bis sui viadotti italiani.

Avellino.  

 

 di Andrea Fantucchio

«Non ci sarebbero stati 40 morti se Autostrade avesse rispettato gli impegni contrattuali». Una frase pesante come un macigno quella pronunciata dal procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, durante la sua requisitoria nel processo per la morte di 40 persone precipitate a bordo di un pullman dal viadotto Acqualonga, lungo l'autostrada A16 Napoli-Canosa il 28 luglio del 2013. Questa mattina si discuteva della posizione di vertici e funzionari della società Autostrade: chi avrebbe dovuto occuparsi della condizione delle barriere stradali e – secondo l'accusa – non l'ha fatto come doveva.

La Procura non ha “risparmiato” nessuno, chiedendo per tutti gli imputati, accusati di concorso in omicidio, lesioni e disastro colposo, dieci anni di reclusione. A partire dall'ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, indagato anche per il crollo del ponte di Genova. E forse, proprio alla luce della tragedia genovese, il processo di Avellino si amplifica di ulteriore eco, anche se – a tener alta l'attenzione – c'erano quelle quaranta vittime ancora in cerca di risposte. Lo ha ricordato proprio Cantelmo quando, in un passaggio molto duro, ha spiegato come, «non si può pagare il silenzio della giustizia». Riferendosi alle posizioni liquidate proprio da Autostrade prima del procedimento penale.

E – sulla posizione di Castellucci – ha ribadito come, «l'amministratore non si è mai presentato in aula, neanche durante l'udienza preliminare. Forse troppo impegnato per rendere spiegazioni di un simile disastro. L'ad non può limitarsi a fare da portavoce degli uffici tecnici».

Proprio questa volontà di spazzare presunti alibi si è tradotta in una condanna identica, 10 anni, per tutti quelli che lavoravano in Autostrade . Oltre che per Castellucci sono così state chieste pene severe anche per Riccardo Mollo, direttore della Direzione Servizi Tecnici e Condirettore Generale della Operations e Maintenance, Giulio Massimo Fornaci, responsabile dell'articolazione “Pavimentazione e barriere di Sicurezza”, Marco Perna, responsabile del procedimento relativo al “progetto di sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza e di bordo laterale” dell'Autostrada A16 Napoli-Canosa, Paolo Berti, direttore del VI tronco della società autostrade per l'Italia dal 2009 al 2012, i predecessori Nicola Spadavecchia Michele Renzi, e Gianluca De Franceschi, responsabile dell'Area di servizio del VI tronco, i successori Gianni Marrone e Bruno Gerardi, e Michele Maietta, coordinatore del Posto di Manutenzione centro esercizio dal 2006 al 2011 e Antonio Sorrentino, coordinatore Posto di Manutenzione e centro di esercizio dal 2011.

Il Procuratore – sotto lo sguardo del giudice, Luigi Buono – ha più volte menzionato la perizia del professore dell'Università di Parma, Felice Giuliani, che addebita ad Autostrade una mancata manutenzione delle barriere stradali. Oltre ad evidenziare come Aspi non abbia mai relazionato al Ministero dei Trasporti sulla condizione del viadotto. Così come ribadito dalla consulenza di parte della Procura affidata a Alessandro Lima, Andrea Demozzi, Lorenzo Caramma e Vittorio Giavotto.

Accuse menzionate in un passaggio saliente della requisitoria nel quale il procuratore ha descritto come, «in questa aula – durante il processo – si è sostenuto come i tecnici di Autostrade, dopo un incidente, recuperino e riutilizzino tutto ciò che possono delle infrastrutture danneggiate». Intanto – su uno schermo – veniva mostrato lo stato dei tirafondi corrosi descritti anche nella perizia di Giuliani. Proprio alla luce di quel documento il procuratore di Avellino ha annunciato anche una "inchiesta bis" su tutti quei viadotti italiani che hanno caratteristiche simili a quelle dell'Acqualonga.

Come spesso capita, dalla parte del pubblico, andava in scena una altra udienza. Gli occhi della signora Partorina De Felice, che nell'incidente dell'Acqualonga ha perso il marito, la cognata e il nipote, fissavano il pavimento. Chissà fra quali ricordi stavano frugando: forse quegli ultimi drammatici attimi quando il marito Luciano, accovacciandosi su di lei, le salvò la vita sacrificando la sua. Partorina questa mattina – durante la requisitoria del pm – ha avuto un malore ma, dopo l'arrivo dell'ambulanza, ha deciso di rimanere al suo posto. Aveva aspettato cinque anni per questo giorno e non voleva farselo raccontare. Così come Alba Lanuto, che consumava il pavimento dell'aula, a volte scuotendo la testa altre fissando in silenzio il giudice, e Giuseppe Bruno (associazione vittime dell'A16) che ha invitato i parenti delle vittime di Genova a, “non accettare l'accordo con Autostrade”. Spiegando di essersi pentito ogni giorno per averlo fatto.

Parenti che alla prima pausa utile sono andati incontro proprio al procuratore, Cantelmo, e al sostituto, Cecilia Annecchini, che nella scorsa udienza aveva chiesto le condanne anche per il proprietario del bus e i due funzionari della motorizzazione civile di Napoli. Il 16 novembre toccherà ai difensori, fra i quali Antonio Rauzzino, Massimo Preziosi, Giovanna Perna e Sergio Pisani, replicare, poi il 21 dicembre ci sarà l'attesa sentenza.