Inchiesta al Teatro: confermata in Appello la sentenza di proscioglimento

Contestato dalla procura un presunto ammanco di 109mila euro

inchiesta al teatro confermata in appello la sentenza di proscioglimento
Avellino.  

di Paola Iandolo 

Confermato anche in Appello il proscioglimento dei membri del Consiglio di Amministrazione e del collegio dei Revisori del Teatro Gesualdo, coinvolti nell'inchiesta sui presunti ammanchi al massimo cittadino. In secondo grado è stata confermata la decisione del Gup Marcello Rotondi del tribunale di Avellino emessa nel maggio 2022.

I giudici della Corte di Appello di Napoli hanno ritenuto inammissibile il ricorso della Procura per i primi cinque capi di accusa, confermando il verdetto di primo grado. Sono stati assolti dalle accuse di peculato, abuso d'ufficio e falso ideologico: Luca Cipriano, Salvatore Gebbia, Carmine Santaniello, Ottavia Barretta, Antonio Savino, Antonio Pellegrino, Marino Giordano e Mario Ziccardi difesi dagli avvocati Benedetto Vittorio De Maio, Luigi Petrillo, Carmine Danna, Gaetano Aufiero, Stefano Vozzella, Ferdinando Taccone, Sabato Moschiano, Salvatore D’ Angelo, Francesco Debeaumont e Teodoro Reppucci.

Le indagini presero il via dopo una denuncia dell’ex sindaco Foti

L'inchiesta è scaturita a seguito della denuncia dell'ex sindaco Paolo Foti e dei suoi funzionari che fecero scattare le indagini, nel maggio del 2016, quando ci furono le prime acquisizioni della documentazione relativa alle ipotesi di peculato. Secondo la Procura il consiglio d’amministrazione e il presidente non sarebbero intervenuti rimuovendo il direttore amministrativo Bavaro per gravi irregolarità, approvando bilanci dell’istituzione che non fotografavano il quadro reale dei servizi di cassa.

Le contestazioni

I reati contestati sono quelli di peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale a seguito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore presso il tribunale di Avellino Teresa Venezia con l'accusa, in particolare, una gestione amministrativa personalistica, segnata da assegnazioni e proroghe di servizi per il teatro senza rispettare i principi di rotazione e trasparenza ma, soprattutto, un ammanco nelle casse del massimo avellinese di circa 109mila euro.