di Paola Iandolo
“La documentazione acquisita consente dunque di ritenere provata l’ipotesi accusatoria in ordine alla falsità delle delibere oggetto di imputazione”. Questo il passaggio saliente della sentenza depositata dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino Elena Di Bartolomeo, relativa al processo per il falso ideologico commesso da pubblico ufficiale per le delibere del Consuntivo 2017 a Pratola Serra. Il processo nato dalle indagini di Procura della Repubblica di Avellino e militari del Nucleo Pef della Guardia di Finanza.
La sentenza
La sentenza è stata emessa lo scorso 14 luglio dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino Elena Di Bartolomeo che aveva condannato per falso i componenti della giunta in carica nel 2017, a partire dall’ ex sindaco Emanuele Aufiero, Marianna Galdo, Simona Silano, Angelo Capone e Felice De Palma escludendo la contestata aggravante, e, riuniti gli stessi sotto il vincolo della continuazione, alla pena di un anno e due mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale, oltre al pagamento delle spese processuali. Aveva assolto invece i consiglieri comunali che avevano approvato in aula il Consuntivo. Si tratta di Fabrizio Graziano, Raffaele Pisano, Antonio Aufiero, Giovanni Melillo e Stefania Scannella dal reato a loro ascritto con la formula "perché il fatto non costituisce reato".
La ricostruzione
Gli imputati rispondevano a vario titolo di falsità materiale ed ideologico in atto pubblico, in concorso tra loro ed in qualità di componenti del consiglio comunale del comune di Pratola Serra – nell’ambito del procedimento amministrativo relativo all’approvazione del bilancio consuntivo dell’Ente per l’anno 2017 – avrebbero attestato falsamente i fatti dei quali l’atto era destinato a provare la verità.
Nell’allegato al documento finanziario denominato “prospetto dimostrativo del risultato di amministrazione” avrebbero riportato residui attivi per 8.415.333,86 e residui passivi per euro 6,695.352,46 ed un risultato amministrazione in avanzo per 1,719.981,40. Dunque avrebbero esposto residui attivi per un totale di 136mila euro circa. Crediti inesistenti ad avviso della procura di Avellino, guidata dal procuratore Domenico Airoma.
