Avellino, pestaggio in carcere di Paolo Piccolo: salma rilasciata ai familiari

Tra 90 giorni la verità sulle cause del decesso del 26enne pestaggio brutalmente in carcere

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Avellino.  

di Paolo Piccolo

Si è conclusa da poco l'autopsia sulla salma di Paolo Piccolo, eseguita dall'anatomopatologo Antonio Perna, dal medico legale Elena Piciocchi e dall'anestesista e rianimatore Brunello Pezza. La salma del 26enne di Barra, è stata consegnata ai familiari per il rito funebre che verrà celebrato domani.
Tra 90 giorni verrà depositata la perizia medico-legale. Documento che stabilirà quali sono state le cause che hanno determinato la morte di Paolo, detenuto per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e padre di due bambini. 

Intanto nei giorni scorsi si sono susseguite le denunce dei familiari che chiedono "giustizia per Paolo". A chiederla è Giorgio, il fratello del 26enne di Barra, massacrato con mazze, calci e pugni a Bellizzi Irpino il 22 ottobre 2024 e morto dopo un mese di agonia nel reparto di terapia intensiva del Moscati di Avellino.  "Mio fratello stava scontando la sua pena giustamente. Ma è stato massacrato di botte nel carcere. Chi lo ha ridotto in quel modo non è degno di essere chiamato persona, è un animale".

I familiari di Paolo non si danno pace, perchè in carcere il loro congiunto doveva essere protetto. "Mi chiedo dove stavano le guardie che dovevano proteggere mio fratello e gli altri detenuti. In base alla ricostruzione degli inquirenti e in base a quanto ci hanno riferito, due agenti sono stati picchiati e sequestrati e picchiati. Ma gli altri dov'erano? cosa stavano facendo? perchè non hanno bloccato il gruppo criminale, composto da tredici persone, che ha massacrato mio fratello". 

"Vogliamo giustizia, vogliamo che venga rifatto il processo e che vengano tutti condannati all'ergastolo. A nostro avviso le responsabilità devono essere attribuite anche agli agenti penitenziari. Per noi loro sono i responsabili dell'aggressione di mio fratello Paolo. Non è concepibile che tredici persone sono libere di circolare nel carcere, di passare da una sezione all'altra liberamente senza controlli".