Inchiesta Dolce Vita, le difese in aula: le intercettazioni sono inutilizzabili

La decisione del gup sulla richiesta di rinvio a giudizio per tutti, arriverà il 25 novembre

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Avellino.  

Nuovo appuntamento in aula con l'udienza preliminare per i 26 indagati coinvolti nell'inchiesta Dolce Vita: stamane hanno discusso i difensori di altri sette imputati. Contestata l’utilizzabilità degli atti di indagine successivi a un provvedimento ritenuto viziato, comprese le attività di intercettazione confluite da un diverso procedimento. Le difese hanno tentato nelle loro discussioni di ridimensionare le accuse mosse dalla pubblica accusa nei confronti dei loro assistiti, ma le decisione finale spetterà al gip, ed è prevista per il 25 novembre

gli avvocati della difesa

I legali di GuerrieroNicola Quatrano e Marino Capone, hanno messo in evidenza il rapporto personale che c'era tra Gianluca Festa (ha chiesto l'immediato e il processo per lui è fissato a gennaio) e Guerriero, descritto come "un’amicizia nella quale le consulenze professionali sarebbero state offerte a titolo gratuito, escludendo qualsiasi forma di “mercificazione delle prestazioni”.

L'avvocato Raffaele Tecce, difensore di Ugo Rubicondo ha chiesto al giudice "di partire dalla lettura del capo d’imputazione e dall’esame delle intercettazioni, ritenuti elementi indispensabili per verificare la sussistenza del reato contestato". Il legale ha sostenuto che "l’impianto accusatorio attribuisce a Gianluca Festa il ruolo di determinare condotte finalizzate a compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, ma che, con riferimento al suo assistito, si configurerebbe “al massimo” una fattispecie di abuso d’ufficio oggi abrogato". L'avvocato Aniello Govetosa, difensore di Tonino Genovese si è concentrato sull’utilizzabilità delle indagini. Nel corso della discussione, la difesa ha evidenziato che Genovese avrebbe ricevuto una busta dall’ex sindaco "ma non esistono prove né sul contenuto della busta né sulla sua effettiva consegna. Sulla base di questa mancanza di riscontri, il legale ha chiesto il non luogo a procedere".

Anche gli avvocati Ennio Napolillo e Claudio Frongillo, difensori di Marianna Cipriano hanno evidenziato che le intercettazioni non sono sufficienti a dimostrare le accuse mosse nei confronti della loro assistita e dunque hanno avanzato la richiesta di non luogo a procedere. Per l’avvocato Alfonso Laudonia, difensore di Antonio Pellecchia, il suo assistito ha avuto un ruolo marginale nell'inchiesta e ha chiesto una sentenza di assoluzione. Gli avvocati Francesco Iandoli e Angelo Iandolo, difensori di Antonio Franco Camarca hanno sostenuto che  "le intercettazioni non raggiungono nemmeno la soglia minima di interesse investigativo, piene di suggestioni e interpretazioni e quindi inutilizzabili".

Anche l’avvocato Valeria Verrusio, difensore di Eugenio Pancione ed Erminio Lanzotti, ha contestato il contenuto delle intercettazioni. Secondo la difesa non chiariscono chi avrebbe portato denaro né quale sarebbe stata la finalità dell’eventuale passaggio di somme. A suo avviso "non vi è alcuna prova di un trasferimento di denaro né di un accordo delittuoso tra le parti, e dalle migliaia di intercettazioni non emergono elementi utili a sostenere l’accusa".

La richiesta, come per le altre difese, è stata l’assoluzione per non aver commesso il fatto. La discussione proseguirà il 25 novembre, quando è prevista la decisione del Gup Mauro Tringali, sulle richieste della pubblica accusa.