L'appello dei castanicoltori: «Fermate l'insetto killer»

La nostra inchiesta sui danni provocati dal cinipide galligeno alle produzioni irpine

Forino.  

In Campania la coltivazione del castagno è di particolare rilevanza. Caratterizza profondamente estese aree interne della Regione. Basti pensare che secondo dati ISTAT oltre il 50% della produzione nazionale di castagne, circa 28mila tonnellate, proviene dalle nostre terre. In Campania, inoltre, sono state censite oltre 13.000 aziende agricole che coltivano castagne su circa 23.000 ettari. Le provincie di Avellino, Salerno e Caserta concentrano il 93% della superficie e il 97% delle aziende castanicole della Regione. Province che soffrono. Produzioni che sono messe in ginocchio dal cinipide galligeno, una piccola vespa importata dall'Asia che provoca la formazione di galle, ingrossamenti di varie forme e dimensioni, a carico di gemme, foglie e amenti del castagno. Le galle determinano un arresto dello sviluppo delle gemme, da cui si sviluppano foglie di dimensioni ridotte. Un forte attacco di quest'insetto può determinare un consistente calo della produzione, una riduzione dello sviluppo vegetativo e un forte deperimento delle piante colpite.

Per far fronte all'emergenza, in questi anni si è puntato molto sulla lotta biologica, ritenendo che potesse essere l’unica ad offrire prospettive importanti e risultati sicuri. La lotta biologica si basa sul lancio in natura di coppie del Torymus sinensis, l’antagonista naturale del cinipide. Purtroppo, la soluzione non sembra aver raggiunto gli obiettivi prefissati. Soprattutto in termini di immediatezza dell'intervento. Ne abbiamo parlato con gli imprenditori, i contadini e gli esperti del settore. Leggi e guarda su app News.

 

Rocco Fatibene