Sardine di Avellino, in mille in Piazza Garibaldi

L'Irpinia sceglie di partecipare, di esserci. In tanti hanno risposto all'appello

Cantano Bella Ciao e l'Inno d'Italia e chiedono risposte contro lo spopolamento, contro la camorra e per l'ambiente

Avellino.  

Famiglie con bambini, studenti, ex partigiani, insegnanti e immigrati. Il popolo delle sardine è sceso in piazza Garibaldi ad Avellino cantando “bella ciao” e l'Inno d'Italia. Giovani e anziani insieme in un flash mob che ha saputo raccogliere centinaia di persone provenienti anche dai paesi della provincia, per dire “basta alla politica della paura, contro tutti gli estremismi di destra, le intolleranze, le fake news, la disumanizzazione della convivenza civile”. In mille si sono ritrovati nella fredda domenica irpina. Sono i delusi della sinistra senza più bandiere che mandano un messaggio chiaro alla Lega ma anche ai partiti che dovrebbero rappresentarli.

Il movimento di aggregazione politico sociale delle sardine è un fenomeno che assume una declinazione particolare a seconda dei territori in cui si manifesta. E Avellino esprime domande molto serie, che nascono dall'impotenza e dalle difficoltà soprattutto per i giovani, di trovare un lavoro nella propia terra.

Sul palco improvvisato dei gradini del Palazzotto i tre organizzatori dell'evento che in pochi giorni ha raccolto migliaia di adesioni: Claudio Petrozzelli, Maria Chiara Nazzaro e Stefano Iannillo.

“La piazza di Avellino vuole mettere al centro anche i problemi del territorio: lo spospolamento, la questione ambientale, e le infiltrazioni della camorra – spiega Claudio Petrozzelli - Sono questi gli input che ci sono arrivati dalla piazza ed è su questo che vogliamo cominciare a ragionare con chi deve dare risposte concrete”.

“C'è una voglia di partecipazione enorme, un popolo che finora è stato a testa bassa a subire la retorica delle destre e dell'odio – dice Stefano Iannillo - Finalmenete siamo riusciti a dare orgoglio alle idee di una società inclusiva, aperta: sui diritti non si torna indietro e noi siamo contenti della risposta che c'è stata, significa il ritorno alla buona politica. Voogliamo provare a interpretare questa richiesta, fare da megafono per quanti hanno bisogno di alzare la testa”.

Alzare la testa e la voce per farsi sentire anche da chi finora non ha saputo rappresentare efficacemente gli ideali della piazza della “sinistra”.

“Se c'è un popolo che finora è stato silente è perchè c'è chi finora non è riuscito a fare da argine alle politiche della paura. I partiti devono meritarsi questa piazza. Noi ci siamo, anche a prescindere dalle sigle e dai partiti”.

Nei capannelli di persone comuni anche alcuni esponenti politici di area dem, vecchi e nuovi. Ma per loro nessuna passerella. Soltanto l'invito ad ascoltare la piazza.

Quasi mille teste non sono le diecimila di Napoli ma per una città come Avellino è già tantissimo, ed è già un'onda più lunga di quanto ci si aspettava, che punta a travolgere le istituzioni, i luoghi in cui si prendono le decisioni, e guarda alle regionali del 2020 in Campania. L’altolà dunque non è solo per Salvini. Questa piazza on è atipolitica ma contiene desaparecidos e orfani dei partiti che non alzano più bandiere né simboli di partito ma gli schermi degli smartphone. A un certo punto piazza Garibaldi si è illuminata, sembrava capodanno, non c'erano i fuochi ma una vera aria di festa. Perchè alla fine le sardine sono anche questo: la riscoperta di “esserci”, di essere comunità, di stare insieme, con la speranza di riuscire a cambiare qualcosa unendo le singole voci.

“E' un bilancio davvero positivo, a prescindere dai numeri – dice Maria Chiara - Siamo riusciti a guardarci negli occhi e a confrontarci finalmente, questo è il vero grande risultato della manifestazione”.