Il direttore che scrive, il caso Politi e la brutta lezione sul giornalismo

Chi presenta orecchiette, fa apericena, pubblicizza pizze e prodotti caseari fa l'influencer

il direttore che scrive il caso politi e la brutta lezione sul giornalismo

Il primo dovere è verso la verità e verso i lettori, gli incarichi pubblici sono giudicabili da tutti

Avellino.  

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, da Mimmo Mazza, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, una lettera riguardo il caso Politi.

Ecco il testo integrale.

Caro Direttore,
leggo sul link https://www.ottopagine.it/av/attualita/348513/politi-a-sanremo-la-citta-continua-a-pagare-l-assessore-che-promuove-se-stessa.shtml apprezzamenti sulla giornalista professionista Barbara Politi, collaboratrice del giornale che mi onoro di dirigere. A prescindere delle azioni che la collega vorrà decidere di promuovere dal punto di vista penale, civile e ordinistico, e senza dunque volermi sostituire ai suoi legali di fiducia, sento il dovere di scriverti perché trovo i toni francamente eccessivi, e non solo perché l'articolo 2 della nostra legge professionale impone il dovere di lealtà tra colleghi ma più banalmente perché, per quello che so:
- la collega Politi non compie gesta spericolate;
- non è superpagata per fare l'assessore comunale ma pagata come per legge;
- non fa l'influencer ma è una giornalista professionista;
- non c'è alcuna incompatibilità tra la sua professione e l'incarico pubblico;
- svolge attività professionale, come la collaborazione con il mio giornale, per la quale percepisce come è giusto che sia una retribuzione;
- è a Sanremo non a spese del Comune di Avellino, ma regolarmente accreditata per il mio giornale con l’Ufficio Stampa Rai.
Ritengo sbagliato questo tipo di personalizzazione e al netto del percepito clima da campagna elettorale, spero converrai con me sulla necessità di separare la legittima critica politica con l'attacco personale.
Buon lavoro

Risponde Federico Festa.

Sono l'autore dell'articolo in procinto di essere querelato in sede civile, penale, ordinistico (tralasciando la possibilità di rivolgersi all'Alta Corte di Giustizia europea e a quella internazionale che tutela, in sede Onu, i diritti umani. Nonché, suggerirei, un ricorso alla Corte Suprema della Repubblica Galattica che mi porterebbe davanti al Gran Consiglio Senatoriale per la Giustizia, che disporrebbe su di me il potere di sospensione indefinita nella colonia di Tatooine, pena orribile anche per un cartone animato).

Mimmo Mazza, tribuno non riesco a immaginare in ragione di cosa, difende la sua dipendente (?) e giornalista professionista Barbara Politi. Libero di farlo. L'inciampo nella realtà di Barbara Politi, ricordo all'intemerato direttore, non riguarda il mestiere di giornalista ma l'incarico politico che ha assunto da un anno a questa parte. Il che, caro direttore Mazza, trasforma quelli che lei definisce "apprezzamenti" in valutazioni politiche sull'operato di una persona che ha un incarico pubblico. Superpagato perché, rispetto a una operaia dell'IIA di Flumeri, ad esempio, la Politi guardagna tre volte tanto per andare in giro a fare apericena, presentare orecchiette e spiegare pizze all'ananas. La legittimità dell'emolumento non è stata messa in discussione: ma è politicamente commentabile la sua utilità, altro non è stato fatto.

Ricordo a me stesso e ai cavalieri della tavola rotonda senza macchia, che un giornalista fa il giornalista, non l'agente pubblicitario: magari uno la legge professionale dovrebbe leggerla per intero e al capoverso lealtà far precedere - per un sacrosanto diritto difeso anche con la morte in luoghi seri e davanti a vicende serie - quella verso i lettori. Poi viene quella verso i direttori: Politi nei suoi profili social si definisce giornalista del Gambero rosso. Scopro grazie a Mazza che lavora anche per la Gazzetta del Mezzorgiono.

Sull'incompatibilità tra incarico pubblico e lavoro da giornalista stendo un pietosissimo velo. Non sul viaggio a Sanremo, che è l'unico motivo della inopportunità politica sollevata, in quanto assessore del comune di Avellino. La foto con Big Mama produce un effetto urticante, non apporta benefici al brand della città, e, soprattutto, costituisce promozione della propria immagine, quindi un atteggiamento da influencer, caro direttore.

L'accenno alla campagna elettorale e al clima che evidentemente il direttore sente già alle porte, da queste parti ha ben altri riscontri: i guai percepiti in un ufficio da direttore non sono gli stessi di chi vive ogni giorno la città e, da giornalista, la racconta facendo le pulci al potere. E non le permetto, per storia testimoniata, di far passare per "personalizzazione" il setaccio al quale da sempre abbiamo fatto passare i politici di destra, sinistra e centro. Molti visti cadere come d'autunno sugli alberi le foglie. Tra lei, Politi e qualsiasi potere, si sceglie sempre la lealtà verso i lettori e il lavoro.

Su direttore Mazza, su coraggio.