L'eterna contesa sul nome Democrazia Cristiana: Rotondi punta l'indice

«Cuffaro critica Gasparri, ma lui ha fatto lo stesso con me»

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il diritto esclusivo all’uso del nome “Democrazia Cristiana”, ottenuto legalmente nel 2004 e confermato dai tribunali. Da quando "sostiene" Giorgia Meloni si sono moltiplicati gli assalti

Avellino.  

La storia del nome “Democrazia Cristiana” non si è chiusa con lo scioglimento dello storico partito nel 1994. Anzi, negli ultimi vent’anni è diventata oggetto di una disputa politica e legale che vede in Gianfranco Rotondi uno dei protagonisti principali.

"Il nome DC è concesso in uso solo al mio  partito nel 2004, come tutti i tribunali hanno confermato. Tutti  gli altri ne abusano, sono stato costretto ad aggiungere il mio  nome per poter distinguere il nostro partito dal proliferare  (misterioso e inquietante) di imitazioni strumentali. Guarda caso  le DC si moltiplicano da quando abbiamo deciso di sostenere Giorgia Meloni e FDI". Così Gianfranco ROTONDI, presidente della DC, interviene nella polemica tra i senatori Cuffaro e Gasparri sull'utilizzo del nome della Democrazia Cristiana.

Nel 2004, Rotondi ottenne in via ufficiale l’uso esclusivo della denominazione “Democrazia Cristiana” per il proprio partito, un riconoscimento confermato da più sentenze. La decisione giudiziaria separò il destino del nome da quello del tradizionale simbolo dello scudo crociato, assegnato invece ad altri eredi della tradizione centrista.

Negli anni successivi, però, il panorama politico ha visto un proliferare di formazioni che si richiamano alla DC, spesso con varianti grafiche o lessicali. Secondo Rotondi, questo fenomeno si sarebbe accentuato proprio quando la sua Democrazia Cristiana ha deciso di sostenere Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Per evitare confusioni con queste “imitazioni strumentali” – così le definisce – il leader ha scelto di aggiungere il proprio cognome al simbolo del partito, facendo nascere la sigla “Democrazia Cristiana con Rotondi”.

La vicenda è tornata d’attualità a seguito di una polemica tra Totò Cuffaro e Maurizio Gasparri sull’uso del nome, con Rotondi che ha ribadito la sua posizione: “Il nome DC è concesso in uso solo al mio partito nel 2004, come tutti i tribunali hanno confermato. Tutti gli altri ne abusano”.

Questo scontro dimostra come, a distanza di oltre trent’anni dalla fine del partito che ha governato l’Italia per quasi mezzo secolo, la Democrazia Cristiana resti un marchio politico di enorme peso simbolico, capace ancora oggi di influenzare alleanze, identità e strategie elettorali.