Santoro: «Primarie? Impossibili con chi ha tentato l'accordo con Nargi»

Il leader di Si può analizza il futuro politico del capoluogo irpino

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In un passaggio cruciale per il campo largo, Santoro richiama all’unità delle forze progressiste e rivendica il ruolo della sua comunità politica come presidio sociale e culturale, capace di dare voce a chi oggi resta ai margini.

Avellino.  

Amalio Santoro, esponente di spicco della sinistra avellinese e riferimento del gruppo Per Avellino, interviene nel dibattito politico cittadino dopo la crisi che ha portato al commissariamento del Comune. Con lo sguardo rivolto al futuro del campo largo, Santoro sottolinea la necessità di una proposta unitaria e riconoscibile, capace di restituire fiducia ai cittadini e di evitare nuove fratture nel centrosinistra.

Continuate a denunciare errori e opacità delle vecchie amministrazioni, ma oltre le critiche, qual è il vostro progetto concreto? Avete un piano per bilancio, trasparenza e sviluppo o state solo aspettando che il Pd vi consegni un posto in lista?

I provvedimenti della Commissaria di Governo, Perrotta, hanno di fatto confermato tutte le nostre critiche alle amministrazioni Festa-Nargi: Avellino è una città stremata, dal punto di vista finanziario, politico e, soprattutto, morale. Non basteranno gesti solitari per recuperare! Bisogna definire una priorità di valori e di interventi. Si riparte da un rapporto strategico con i Comuni dell’hinterland, dal ruolo pro-attivo del capoluogo negli enti di servizio, dall’impegnare le scarse risorse pubbliche nei settori essenziali: scuola,trasporti,servizi sociali. E’ stata sprecata l’opportunità del Pnrr, è stato bruciato l’aiuto del Patto con il Governo ed i debiti fuori bilancio sono di nuovo incontrollabili; servirà coniugare una oculata gestione ordinaria con efficaci scelte strategiche. Bisogna recuperare il confronto con le realtà urbane regionali,a partire da Napoli, fare del nostro capoluogo la città del dialogo e della pace. Nella lista Per Avellino, nelle sue componenti, c’è gente che ha fatto dell’autonomia e della responsabilità la cifra della militanza politica, che non ha ridotto l’impegno civile a convenienza: non siamo mai stati ospiti sgraditi di qualcuno, non smentiremo noi stessi!

Vi definite parte del campo largo, ma è evidente che il Pd punta a imporre il proprio candidato sindaco. Avete il coraggio di dire chiaramente se siete pronti a rompere il tavolo, oppure accetterete supinamente l’ennesima candidatura “dall’alto” per non restare fuori dai giochi?

Il Pd è nato male, da una grigia intesa tra ceti dirigenti di partiti esausti: una regressione rispetto all’esperienza dell’Ulivo Il partito democratico non riesce ad esercitare alcuna “egemonia” nella coalizione e nella società. In Irpinia il PD non è mai stato né luogo di partecipazione né di produzione politica. Si tratta di un occasionale aggregato di ragazzi del coro, a rimorchio del potente di turno, in particolare, al soldo dei famigli salernitani. Il tavolo del centro-sinistra cittadino è stato sabotato proprio dai cosiddetti “democratici veri” dopo la sconfitta di Gengaro. Hanno cercato altre strade, altri interlocutori ed hanno fallito; non sono in grado di imporre nulla. Nel capoluogo il campo largo è da rifondare .Molti di noi hanno già sperimentato con successo il Centrosinistra Alternativo; siamo però in un altro tempo, proveremo a recuperare le ragioni dell’alleanza , ma non ad ogni costo.

Perché non chiedete con forza primarie aperte e trasparenti per il candidato sindaco del campo largo? Temete il confronto con i cittadini o avete già deciso di subire la linea del Pd pur di restare agganciati al carro della coalizione?

Non ha senso invocare le primarie oppure altri strumenti di selezione del candidato sindaco quando l’alleanza cittadina è inesistente! Comè possibile fare le primarie con chi chi era pronto ad allearsi con la Nargi, frenato soltanto da convenienze regionali? Nelle primarie d’altronde conta soprattutto ciò cheentra più che ciò che esce”; non sono un lavacro che cancella storie e responsabilità, non sono un talent scout per protagonisti di giornata. Le primarie farebbero più comodo a noi di Per Avellino che ad altri, ma oggi sono una bandiera senza terra.

Parlate di cambiamento e di discontinuità, ma quali sono le tre proposte operative e immediate che portereste in Consiglio comunale se foste al governo della città? E, soprattutto, perché in questi anni non siete riusciti a imporle nell’agenda politica cittadina?

In politica occorrono la potenza ed il potere per compiere le scelte necessarie, servono la forza di proposte realistiche ed il necessario consenso. Le idee non ci mancano, basta rileggere il programma elettorale delle scorse amministrative. La connessione tra porta Est ed Ovest con un trasporto pubblico finalmente funzionate, l’aggregazione della Facoltà Enologica al grande polo Agritech di Napoli, la scommessa conveniente dei parchi cittadini, a partire dal Fenestrelle, luoghi di vita e di sviluppo sociale: si tratta di frammenti programmatici per avviare da subito il rilancio della città. Abbiamo alle spalle oltre venti anni di deriva mercantile, di politica ridotta a scambio che hanno pesato anche su di noi, sulle potenzialità del mondo progressista, sull’immagine del campo largo. Ora abbiamo un’altra possibilità per aprire un tempo nuovo, per impegnare classi dirigenti credibili che la gente saprà riconoscere e premiare. La credibilità politica non si compra al mercato, è frutto di storie,di battaglie ideali, di prezzi pagati! Credo che “Per Avellino” ha le carte in regola per indicare una strada, per offrire una ragionevole speranza di cambiamento.

La città è sfiduciata, i quartieri sono dimenticati e la gente non vi vede più nei territori. Volete davvero tornare tra i cittadini o, come oramai fanno tutti, sceglierete di fare politica a colpi di post e comunicati stampa? Con quali azioni concrete pensate di recuperare credibilità?

Nel tempo del disincanto e delle passioni tristi,la politica non è capace di pronunciare parole che fanno battere i cuori! Le esperienze di Si Può, di Controvento e di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana sono espressive di personalità che vivono la politica come rischio e passione, che mantengono, nei luoghi di vita e di lavoro, relazioni con le persone, con i loro problemi, ma non accettano l’idea della politica come transazione, come un compromesso al ribasso. Siamo riusciti, senza potere e clientele, ad incrociare la simpatia di un pezzo dell’elettorato con la forza della parola. Non ci siamo arresi alla dittatura dei social, alla politica ridotta a battuta. C’interessa una sfida sull‘intelligenza e la responsabilità e contiamo su un rinnovato e maturo consenso. Conosciamo i nostri limiti, organizzativi e numerici, ma non ci smarriamo. Proviamo ancora a moltiplicare le occasioni di confronto: è il metodo più efficace per mettere in discussione noi stessi, per far emergere nuove esperienze, per restituire la politica alla sua dignità.