Domizio Pigna (La Guardiense): "Il vino ha un futuro roseo"

Il presidente della cooperativa: "Fatto un gran lavoro, ma ce n'è altrettanto da fare"

Guardia Sanframondi.  

Esempio lampante del cambio di passo e di mentalità che negli ultimi dieci o quindici anni è avvenuto nel mondo del vino sannita è sicuramente “La Guardiense”. Cooperativa vecchio stampo prima, eccellenza 2.0 oggi, moderna, strutturata, in grado di stare sul mercato e mai sacrificando la qualità. Ottimi vini e capaci di conquistare i mercati, tout court, non solo le nicchie di appassionati (e che siano benedette le nicchie di appasionati, è bene precisarlo). Vini buoni dunque, ma anche intuizioni geniali, ad opera di dirigenti illuminati: spumantizzare in loco poteva sembrare un'utopia che lambisce e a volte attraversa i confini della follia.

E' stata una scelta vincente: il Quid è diventato un prodotto apprezzatissimo e in grado di fare ottime performance sui mercati, non solo, ma La Guardiense è stata capace di attrarre anche altre aziende che avevano bisogno di spumantizzare i loro vini. In tutto ciò c'è da aggiungere, volendo considerarla una semplice aggiunta, che ad oggi la cantina di Guardia è anche il maggior produttore in Campania e dunque si immagina anche nel mondo, di Falanghina, ovvero il vino più conosciuto del sud e tra i più acquistati in Italia.


Un successo che lascia ben sperare per il futuro e che ci ha raccontato il presidente della cooperativa Domizio Pigna: “Ci siamo dedicati molto alla valorizzazione dei prodotti tipici, basandoci sulla ricerca, confrontandoci. Ristrutturando vigneti e tecnloogie interne grazie anche al nostro staff: penso al dottor Cotarella ad esempio che è un'eccellenza assoluta”.


Di qui ai passi successivi, il vino come traino per il territorio ma non solo, anche addirittura come aggregatore sociale: ““Il vino come funzione sociale? Certo, può avere un ruolo di traino rispetto a tutto il comparto agroalimentare. Così come trainante può diventare il settore eno turistico, ma su questo dobbiamo lavorare molto e insieme, sia imprese che pubblico dunque. Stiamo iniziando a lavorare bene ma c'è ancora tanto da fare”.


Un lavoro partito da lontano spiega Pigna, dalle intuizioni del consorzio Sannio Dop, di cui è stato anche presidente ed ora è vice: “Il consorzio Sannio Dop ha avuto, ha e avrà un ruolo importantissimo. Vogliamo contribuire a portare avanti la bandiera della qualità, per le nostre qualità principali ma non solo. Noi siamo il più grosso produttore di Falanghina della Campania e dunque al mondo, ma crescono anche altre qualità. La nostra bravura sta nel farli conoscere”.

Il futuro è roseo secondo Pigna, ma serve coesione e visione, a partire da ora: “Sannio Città del Vino: accendere i riflettori è un momento storico, ma dobbiamo essere bravi anche oltre il 2019 per tenerli sempre accesi. E' un punto di partenza. Per quel mi riguarda, penso che il vino sarà la punta di diamante della viticoltura in Campania. Immagino un'ascesa, dopo questi anni di sviluppo buono. Ci deve aiutare l'esperienza di questi anni: le aziende stanno investendo e con la sponda istituzionale si può portare a rendere questa crescita strutturale. E questo può portare, deve portare a coglierne i frutti: sviluppare professionalità e mi riferisco ai giovani e farli restare sul territorio per curare tutte le attività legate al vino che si svilupperanno”.