Pomodorino datterino in cattedra con esperienza di gusto e benessere

L'evento a San Bartolomeo in Galdo. Ospite della 24 ore, Francesco Moser

pomodorino datterino in cattedra con esperienza di gusto e benessere
San Bartolomeo in Galdo.  

Nella confusione del “pomo d’oro” e delle sagre in nome di un “Dio” inizialmente importato, giallo e bistrattato tanto che il botanico senese Pietro Andrea Mattioli, che per primo documentò l'ortaggio in Italia nel suo “Medici Senensis Commentarii” del 1544, lo definì con uno sprezzante "mala aurea" (solo per l’aspetto evidentemente), San Bartolomeo in Galdo nel Sannio fortorino come padre putativo da generazioni del pomodorino di collina, sale in cattedra e mette in chiaro cosa sia davvero, oggi, un prodotto di qualità.

Lo fa a distanza di secoli, scienza, chimica e benessere, che dal seme al frutto non subisce alterazioni di nessun tipo, dal semenzaio a rotazione annuale, alla raccolta e trattamento con tecniche non industriali. Nella mente di chi produce, c’è il racconto/ricordo di chi il pomodoro lo considera il “salvatore” delle famiglie per un intero anno, ma anche il gioiello da esibire per fare bella figura con chiunque. Piace a tutti da sempre. Si, perché nella tradizione contadina di questi “luoghi da cicatrice” del dove mancavano perfino i recipienti di vetro, esso veniva essiccato al sole su stuoie di canne e canovacci di lino per poi essere “accunzat” (condito) con olio vergine (l’oro verde senza abbreviazioni slogan) molito a freddo con mole a pietra, l’aiuto di un fedele asino, e conservato a strati nei cocci di argilla (non a caso detta “a’ cunserv”) per mesi. Questo permetteva di rendere appetibile qualsiasi piatto, soprattutto quelli poveri, tradotto i piatti gourmet di oggi che “spopolano on the web”.

Torniamo a San Bartolomeo in Galdo, 19 agosto 2023, post covid e post riflessioni, dove l’attore pubblico deve essere razionale nel promuovere e finanziare il buono, il bello e il gusto nel giusto. Dunque, il pomodorino datterino paesano di San Bartolomeo in Galdo, è la sintesi di questo concetto e gagliardetto della Regione Campania che supporta e finanzia l’iniziativa. L’evento è inserito nel cartellone della 41.esima edizione della Festa dell’Emigrante - Rotte che si incontrano” progetto in partenariato con Foiano di Val Fortore capofila, promosso e finanziato dalla Regione Campania attraverso il POC CAMPANIA 2014-2024.

Questa giornata del pomodorino paesano mette assieme istituzioni, associazioni e produttori locali con esperienze di appartenenza, coltivazione, promozione, filiera, ma anche generazioni passate e future, radici e rami umani. Una 24 ore dedicata al pomodorino iniziata con il “I° Torneo del Pomodorino”, torneo a squadre di Calcio 3vs3 con premi e gadget ispirati al frutto paesano, al laboratorio ludico-gastronomico "Dalla terra al piatto” che ha visto adulti e bambini impegnati in giochi di manipolazione, per poi chiudere con la preparazione dalla salsa di pomodoro con tecnica tradizionale. A corredo il convegno "San Bartolomeo e il suo pomodorino: luci ed ombre", organizzato dall’amministrazione comunale nelle persone del sindaco Carmine Agostinelli e degli assessori Maria Picciuto e Claudio Lupo in particolare, con gli interventi di: Giacomo Orlando Falcone (Presidente Consiglio Generale Comunità Montana del Fortore); Nino Lombardi (Presidente Provincia Benevento); i consiglieri regionali Gino Abbate e Mino Mortaruolo; Carmine Fusco (Presidente Provinciale CIA ), Antonio Casazza (Presidente Provinciale Confagricoltua) Gennarino Masiello (Vice Presidente Nazionale Coldiretti); Francesco Mazzilli (referente UNICA ed esperto del settore). Ospite d’onore Francesco Moser “lo sceriffo”, una roccia del ciclismo italiano che terminata la carriera ciclistica nel 1988 si è dedicato nuovamente all'attività agricola e vitivinicola. Lo sportivo ha inaugurato ufficialmente la “Iª Sagra del pomodorino datterino di San Bartolomeo in Galdo” elogiando il prodotto e le preparazioni culinarie. La sua una testimonianza concreta di quanto il benessere sia legato per 80% a ciò che mangiamo.

Il frutto italiano per eccellenza che conta una ventina di varietà (con marchio e senza) declinate nei territori, nel suo resistere alle avversità climatiche, e non solo, diventa davvero un prodotto unico, e qui da sempre sono le pratiche agricole a caratterizzare la genuinità, l’economia e il commercio. Il rispetto della terra, dei suoi ritmi in un alveo fertile dove il fiume Fortore e suoi affluenti creano anse di fertilità è l’agricoltura la fonte di guadagno principale. La Campania è “Divina”, e dobbiamo saperlo raccontare, non solo elencare, musicare e spiattellare. Viviamoci e gustiamoci le aree interne, e poi raccontiamole, perché anche il cuore è un area interna e qui è un gran lavoratore.

a cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Promozione - Comune Foiano di Val Fortore