Dda, ordinanza annullata: libero finanziere di Castelvenere

La decisione del Riesame per Vincenzo Barbato Iannucci, che era in carcere dal 17 aprile

Castelvenere.  

Annullata dal Riesame, che ne ha dunque disposto l'immediato ritorno in libertà, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Vincenzo Barbato Iannucci (avvocato Antonio Leone), 42 anni, di Castelvenere, un finanziere in servizio a Solopaca, arrestato lo scorso 17 aprile in un'inchiesta, diretta dal pm della Dda di Napoli, Luigi Landolfi, nella quale sono state prospettate a vario titolo le ipotesi di reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e tentata estorsione aggravate dalle finalità camorristiche.

Il Tribunale ha accolto il ricorso della difesa, 'cassando', per carenza dei gravi indizi, il provvedimento restrittivo firmato dal gip Mario Morra. Dinanzi al quale, durante l'interrogatorio di garanzia, Iannucci aveva offerto la sua versione sui rapporti con alcuni indagati, sostenendo di averli intrattenuti al massimo per un mese e mezzo; un lasso di tempo nel quale lui, che, secondo gli inquirenti sarebbe stato componente dell'associazione – l'unica accusa contestata - e intermediario nel settore delle estorsioni, avrebbe ricevuto delle direttive che non avrebbe però mai eseguito.

Nel mirino, come è ampiamente noto, l'esistenza di un preseunto clan, guidato da Michele Lettieri, un 54enne di Pignataro Maggiore, che nella Valle di Suessola avrebbe raccolto l'eredità di quello dei Massaro. Attenzione puntata su due estorsioni tra San Felice a Cancello e Montesarchio e una terza, solo tentata, a Paolisi. Episodi che risalgono al periodo tra settembre ed ottobre 2015, quando sarebbe stato corso il rischio di rompere la 'pax' fissata dal limite territoriale del 'ponte di ferro' all'ingresso di Arpaia.

Ad una estorsione, consumata ad Arpaia, zona ad influenza casertana, ed attribuita al clan Pagnozzi nella versione offerta in giro da uno degli autori, sarebbe infatti seguito uno sconfinamento a Paolisi, con il tentativo di imporre il pizzo ad un'attività imprenditoriale di Paolisi. Una situazione di conflittualità che sarebbe stata composta dalla mediazione assicurata da personaggi considerati vicini ai Pagnozzi e a Lettieri.

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