Quel video che non c'è e che ora potrebbe essere inutile

Contributi dei Servizi sociali, udienza del processo per Scarinzi ed altre tre persone

Benevento.  

Di quell'intercettazione ambientale esiste agli atti solo l'audio, ma non il video. Immagini definite “esplicative” di ciò che era successo nel 2012 nell'ufficio di Scarinzi (“Si vedono lui ed un'altra persona, poi deceduta, che portano via alcuni scatoloni con documenti”), che, se verranno recuperate, potranno essere eventualmente osservate, ammesso che siano ritenuti ancora utili, in contraddittorio tra le parti. Tenendo presente, però, che nessun accertamento è stato fatto sulla natura di quei documenti trasferiti.

Il compito di rinvenire quel file, se sarà possibile, è stato affidato al sostituto commissario della Mobile Rosario Pascarella (“All'epoca l'abbiamo regolarmente depositato”), che ne ha parlato oggi nel processo a carico di Luigi Scarinzi (avvocato Vincenzo Regardi), 50 anni, all'epoca assessore ai Servizi sociali, Annamaria Villanacci (avvocato Luigi Giuliano), 54 anni, dirigente del settore Servizi sociali di Palazzo Mosti, Giovanni Musco (avvocato Viviana Olivieri), 44 anni, dipendente di una cooperativa, e Angelo Piteo (avvocato Angelo Leone), 56 anni, legale rappresentante della società Modisan.

Tutti sono stati chiamati in causa in un'inchiesta sui Servizi sociali del Comune di Benevento, che, innescata dal sostituto procuratore Giovanni Tartaglia Polcini, era passata alla competenza della Dda per un'ipotesi di infiltrazione camorristica poi accantonata. Di qui il rientro del fascicolo a Benevento e i rinvii a giudizio decisi nel dicembre 2016 dal gup Roberto Melone, su richiesta del pm Giacomo Iannella, per fatti che vanno dal 2010 al 2012 e sono stati racchiusi in accuse diverse. Quelle di abuso d'ufficio e falso, prospettate per Scarinzi, Musco e Villanacci, sono relative all'erogazione di contributi, previsti per chi è in in difficili condizioni economiche, in favore di 14 persone, alcune delle quali legati da rapporti familiari o di vicinanza al clan Sparandeo.

A Scarinzi, in concorso con due persone (una scomparsa, l'altra rimasta ignota), viene addebitato anche l'occultamento della documentazione riguardante l'assegnazione dei benefici, che sarebbe stata trasferita in un luogo ignoto quando la notizia dell'indagine si era diffusa. Infine, per lo stesso Scarinzi, Villanacci e Piteo un abuso d'ufficio per l'affidamento alla Modisan, con più proroghe, dei servizi di pulizia ed igiene ambientale al cimitero.

Circostanze sulle quali hanno deposto, rispondendo alle domande del pm Maria Scamarcio e dei difensori, Pascarella, che ha ricordato come l'inchiesta, supportata anche dalle dichiarazioni di una donna che si pensava potesse essere inserita nel programma per i collaboratori di giustizia, fosse stata avviata “sulla concessione in varie forme di benefit a favore di persone vicine agli Sparandeo, in cambio del consenso elettorale”; un'assistente sociale e l'assessore Emilia Maccauro, subentrata a Scarinzi dopo un rimpasto in giunta.

Circostanze sulle quali si è abbattuta la scure critica della difesa, che ha evidenziato l'assenza di riscontri e le lacune dell'attività investigativa anche solo rispetto alla verifica, attraverso gli Isee, della condizione dei beneficiari. Il 7 febbraio si torna in aula.

Esp