Portavalori, quell'assalto fallito per un diverso itinerario

Slitta a maggio l'udienza preliminare per nove persone: posizioni e accuse diverse

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Benevento.  

Il legittimo impedimento di un difensore ha determinato l'ulteriore slittamento – nuovo appuntamento il 31 maggio del prossimo anno- dell'udienza preliminare, fissata dinanzi al gup Gelsomina Palmieri, per le nove persone di cui il pm Maria Gabriella Di Lauro ha chiesto il rinvio a giudizio in un'indagine dei carabinieri di Barletta su alcune rapine ai portavalori sventate o programmate tra Puglia, Campania e Basilicata.

Si tratta di un'inchiesta diretta dalla Procura di Trani, che nel marzo del 2016 era stata scandita dall'esecuzione di alcune misure cautelari, poi annullate e non più adottate dopo la decisione con la quale la Cassazione aveva accolto l'eccezione sulla competenza territoriale, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura di Benevento.

L'elenco degli imputati include Donato Mariano Leone, 60 anni, Michele Sciannamea, 52 anni, Nunzio Sciannamea, 54 anni, Antonio Lenoci, 50 anni, tutti di Canosa, Nicola Cairella, 55 anni, di Foglianise, Giovanni Matarrese, 53 anni, di Andria, Nicola Parzanese, 60 anni, di Montecalvo Irpino, Luigi Farina, 68 anni, ed Antonio Martino, 72 anni, entrambi di Buonalbergo.

Diverse le posizioni e le accuse contestate, che vanno, a vario titolo, dall'associazione per delinquere al porto di armi, alla tentata rapina, al riciclaggio ed alla ricettazione di auto e mezzi rubati. L'addebito associativo è prospettato per Leone, i due Sciannamea e Lenoci, che poi devono rispondere, in concorso con Cairella, di una tentata rapina che risale al 3 febbraio del 2016.

Secondo gli inquirenti, quella mattina l'assalto a mano armata sarebbe dovuto scattare alla frazione Terranova di Arpaise, lungo la strada che conduce a Roccabascerana. Il colpo era fallito perchè il furgone portavalori della Cosmopol partito da Avellino aveva cambiato itinerario. E non casualmente. Perchè la variazione di percorso era stata suggerita dagli investigatori sulla scorta, evidentemente, del contenuto delle intercettazioni telefoniche che avevano a disposizione.

Tutti gli altri sono invece stati chiamati in causa rispetto al destino di targhe, macchine e autocarri utilizzati. E' il caso di Farina e Martino, tirati in ballo perchè possessori di un capannone nelle campagne di Buonalbergo, preso in fitto alcuni anni fa da una curatela fallimentare, nel quale erano state  rinvenute il 21 febbraio una Bmw, una Lancia Delta ed una Fiat Bravo risultate rubate  a Roseto degli Abruzzi e a Bari.

Comparsi all'epoca, per rogatoria, dinanzi al gip Gelsomina Palmieri, per l'interrogatorio di garanzia, entrambi avevano sostenuto di non essere gli unici ad avere le chiavi dell'immobile, e di non aver mai saputo alcunchè rispetto alla provenienza illecita delle vetture.

Sono impegnati nella difesa gli avvocati Feliciano Salierno, Achille Cocco, Mario Malcangi, Cosimo Ciotta, Antonello Aucelli, Giacomo Lattanzio, Vincenzo Princigalli, Mariangela Malcangio, Giangregorio De Pascalis.