Caporalato e sfruttamento lavoro, arrestato 65enne di Dugenta

Indagine della Mobile, ai domiciliari Antonio Massaro

caporalato e sfruttamento lavoro arrestato 65enne di dugenta
Benevento.  

Lo hanno arrestato gli agenti della Squadra mobile sulla scorta della decisione del Riesame, che aveva accolto l'appello nei suoi confronti presentato dalla Procura contro l'iniziale no del Gip, diventata esecutiva dopo il rigetto del ricorso in Cassazione della difesa. Ai domiciliari è finito Antonio Massaro (avvocato Vittorio Fucci), un 65enne di Dugenta, tirato in ballo da una inchiesta, nella quale sono coinvolte a piede libero anche altre tre persone, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Ipotesi di reato prospettate dopo il doppio blitz, scandito anche da sequestri, compiuto a Dugenta nel gennaio del 2018 e a Limatola nell'aprile del 2019.

L'attività investigativa – ricorda in una nota il procuratore Aldo Policastro- era stata avviata dal Commissariato di Telese nel gennaio di tre anni fa, quando era stato fermato per un controllo stradale un autocarro guidato dall'indagato, e adibito al solo trasporto di cose, all’interno del quale erano state rinvenuti cinque cittadini di nazionalità straniera, privi di documenti di identificazione, che – il dato era emerso dai successivi accertamenti- “prestavano attività lavorativa presso l’azienda di famiglia” di Massaro, a Dugenta, impegnata nel settore della lavorazione dei tessuti.

Dalle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni rese dai dipendenti della ditta sarebbe emerso “un quadro indiziario di colpevolezza a carico degli indagati, i quali assoggettavano i dipendenti a condizioni di lavoro ed alloggiative degradanti, in alcuni casi mettendo a disposizione delle abitazioni dietro versamento di corrispettivo che veniva trattenuto dal datore di lavoro sulla retribuzione dovuta, pari alla somma di 20 euro al giorno”.

Una cifra “del tutto sproporzionata rispetto al carico di lavoro imposto e prestato che prevedeva uno svolgimento dalle ore 5,15 del mattino fino alle ore 17,30, in spregio della regolamentazione prevista dai contratti collettivi ed in palese violazione delle norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro”.

Secondo gli inquirenti, di fronte al sequestro preventivo dell'opificio e di un locale adiacente, avrebbero trasferito l’attività lavorativa in un altro immobile, a Limatola, anch'esso sequestrato nel 2019. L'accusa ritiene che Massaro “abitualmente si rivolgeva ai lavoratori con appellativi offensivi e con espressioni minacciose, ed esercitava il suo potere di sorveglianza anche al di fuori dei luoghi e orari di lavoro, entrando arbitrariamente nelle private dimore dei dipendenti”.

La richiesta di misure cautelari avanzata dalla Procura era stata stata respinta dal Gip. Da qui l'appello al Riesame, che l'aveva però concessa solo per Massaro e non per gli altri tre.